Ritorno in Costiera: indirizzi e nuovi protagonisti fra le colline e il mare di Amalfi

Erano anni che non si vedeva la Costiera Amalfitana così. Persino all’hotel Santa Caterina si sente parlare più italiano che inglese, e non viene messo a disposizione il cucchiaio per mangiare gli spaghetti come si faceva fino a due anni fa, dando per scontato che fossi forestiero. Sappiamo che senza americani, soprattutto, la Costiera di oggi non è un sistema turistico sostenibile, però anche tornare al turismo di prima non è più sostenibile per il pianeta, come ha dimostrato di recente anche un articolo del New York Times.

È necessario pensare a nuovi modelli e ascoltare quello che dicono i travel designer abituati a organizzare i viaggi degli ultra rich statunitensi: «È vero che hanno tutti voglia di venire in Italia, ma ci sono ancora troppe difficoltà logistiche perché si possa tornare alla normalità di prima. Dovremo aspettare almeno fino al 2022», dice David Prior, ex giornalista di Condé Nast Traveler e ora operatore di viaggi. Il new normal impone agli albergatori di considerare con maggiore attenzione i mercati europei e anche quello italiano. La nuova normalità, infatti, contempla che anche gli italiani non cerchino solo isole esotiche, ma tornino a godersi le località vicine, tanto famose nel mondo per bellezza, eleganza e lusso.

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Il mood della nuova generazione del Santa Caterina

Al Santa Caterina si entra velocemente nel mood Costiera. Le piastrelle dipinte a mano, i salotti ariosi, le porte finestre spalancate sul mare. I Gambardella, proprietari da quando l’hotel ha aperto con sei camere nel 1904, sono sempre in giro, facilmente confondibili con gli ospiti. Crescenzo, che rappresenta la nuova generazione, si riconosce subito: camicia di lino, bermuda, sandali Birkenstock e il terrier Cecilia sempre vicino pronto a far festa agli ospiti, conquistandoli inesorabilmente. Con amici e ospiti si intrattiene a pranzo sulla terrazza, e consiglia i piatti di cui non ti pentirai, come il calzone ricotta e salame cotto nel forno a legna.

Lui è l’esempio dello stile local-internazionale della zona: accento campano, inglese fluido, eleganza easy. Su quella terrazza a strapiombo sul mare potresti trascorrere un’intera vacanza, scendendo pochi gradini per un tuffo al mare o salendone qualcuno per una passeggiata nei giardini di sfusato amalfitano, il limone Igp con cui lo chef prepara dolci e insaporisce piatti. Il ristorante stellato è qualche rampa più su, in una veranda che spazia sul golfo, sotto un pergolato di glicine che dà anche il nome al locale. Giuseppe Stanzione è il cuoco di una volta, molto backstage e poche parole. Che d’altra parte non servono granché: per ricordarsi la sua cucina basta assaggiare il cocktail di crostacei con pomodorini gialli del Vesuvio, il riso piccantino di semola con granchio reale e briciole di pane croccante e il rombo con gelato di ricci. Per non dire della pasta con patate e scamorza del ristorante tipico: semplicissima e indimenticabile davanti a un tramonto sul mare.

Sentieri gourmet profumati di limone sfusato

Ma la Costa d’Amalfi non è solo mare, estate e alta hotellerie. Basta guardarla con occhi diversi, come spiega Peter Hoogstaden, operatore olandese specializzato in turismo responsabile che ha mappato 200 km di sentieri per ogni livello di alpinista: un patrimonio quello dei sentieri, che Slow Food, in collaborazione con il Distretto Turistico locale, ha trasformato in itinerari gourmet tra Positano, Amalfi, Ravello, Tramonti, Maiori, Cetara e Vietri sul Mare, con soste in ristoranti, nei laboratori di piccoli artigiani del cibo, aziende agricole. Con Salvatore Aceto, l’appuntamento è ai piedi della scalinata del Duomo, ad Amalfi: alle 10 carica i turisti e li porta nel limoneto di famiglia, 13 ettari e sei varietà, in verticale sulla montagna. Ormai alla coltivazione hanno affiancato i tour per raccontare quest’attività eroica, così dura che molti la hanno già abbandonata. La famiglia Aceto invece resiste anche con la settima generazione, tutta al lavoro sui terrazzamenti o ai fornelli, fino al figlio poco più che ventenne appena laureato in agraria. A metà percorso, pausa limonata fresca o limoncello, torta o pasta al limone, a seconda dell’ora.

Fonte: Il Sole 24 Ore