Semestre bianco «tigre di carta»? Quello che accadrà in 4 domande e risposte

Che cosa è il semestre bianco?

Martedì 3 agosto inizia il semestre bianco di Sergio Mattarella. Atteso, temuto, evocato per tutta la legislatura, è il periodo di sei mesi al termine del mandato settennale durante il quale il Presidente della Repubblica – secondo il dettato costituzionale all’articolo 88 – non può utilizzare il suo potere più grande, ossia quello di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni politiche. Una norma che fu introdotta dai nostri padri costituenti nel timore che un Capo dello Stato si potesse avvalere di tale potere per favorire, attraverso elezioni politiche anticipate, la formazione di un Parlamento meglio disposto verso una sua eventuale rielezione.

Quali possono essere gli effetti sulla stabilità del governo?

Senza più la minaccia del Capo dello Stato di rimandare tutti a casa, è stata la lettura prevalente per molti mesi, le forze politiche si sentiranno libere di fare e disfare maggioranze per acquistare forza o per mettere a Palazzo Chigi un premier più compiacente verso le loro richieste senza rischiare elezioni anticipate. Ma è davvero così nella situazione politica attuale? Poteva essere così finché a Palazzo Chigi sedeva Giuseppe Conte con maggioranze poco stabili (prima quella giallo-verde tra M5s e Lega, poi quella giallorossa con Pd, Leu e i renziani di Italia viva), e la fine del Conte due per mano di Matteo Renzi ha in effetti in un certo senso anticipato quello che sarebbe potuto accadere più avanti.

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Con Draghi premier cambia la prospettiva del semestre bianco?

Ma con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi nel febbraio del 2021 la situazione politica è del tutto cambiata: è il premier la garanzia di se stesso e del governo, visto che al suo nome è legato l’accordo che ci lega a Bruxelles fino ad almeno il 2026 con il Recovery plan. In un certo senso nell’attuale situazione politica, come dice il costituzionalista e deputato dem Stefano Ceccanti, il semestre bianco è come la “tigre di carta” evocata a suo tempo da Mao Tze Tung a proposito della minaccia Usa di attacchi nucleari: nessuno pensa davvero di far cadere Draghi. Piuttosto potremmo assistere nei prossimi mesi a un rinvigorimento dei veti dei partiti, come si è visto in queste ore con le impuntature del M5s sul pacchetto Cartabia sul processo penale che supera la riforma della prescrizione targata Bonafede. Ma come pure si è visto sempre in queste ore, alla fine anche i veti sono costretti a cadere di fronte al cronoprogramma delle riforme mandato a Bruxelles. Riforme che sono la pre-condizione per ricevere i 200 miliardi circa del Recovery spettanti al nostro Paese e sulle quali lo stesso Mattarella ha steso il suo mantello protettivo.

Quali poteri restano al Presidente? È davvero dimezzato?

D’altra parte, come ha sottolineato proprio sulle colonne del Sole 24 Ore Francesco Clement), i poteri del Presidente non si esauriscono nel potere di scioglimento delle Camere. Come ha dimostrato lo stesso Mattarella nel giorno del suo ottantesimo compleanno, quando è intervenuto con una nota per redarguire il Parlamento sulla necessità di non infilare nei decreti norme estranee e non urgenti, il Presidente può sempre intervenire pubblicamente per fermare una legge o anche rimandarla alle Camere rifiutandosi di firmarla. E a ben vedere ha ancora nelle sue mani un deterrente quasi pari alla minaccia di sciogliere le Camere: la minaccia di sue dimissioni anticipate.

Fonte: Il Sole 24 Ore