Stellantis ancora ferma per i chip in Italia. Mele: crisi destinata a durare

La carenza dei semiconduttori colpisce duramente il settore automotive anche in Italia. È di ieri l’ultimo allarme a livello globale, da parte di Volkswagen America, che vede lo shortage proseguire almeno fino alla seconda parte del 2022. «La situazione è veramente pesante e grave. E la gravità sta anche nei fatti delle ultime ore, che stanno determinando una situazione drammatica per molti lavoratori. La carenza dei semiconduttori ha determinato un fermo totale delle produzioni finali di Stellantis in Italia. Dopo le ferie non c’è stata, di fatto, alcuna ripartenza: nel mese di settembre la quasi totalità degli stabilimenti di assemblaggio sta subendo uno stop tra l’80% e il 90% della produzione». Lo denuncia Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl, in occasione di un convegno organizzato dal sindacato. «La situazione che si è determinata sulla carenza dei semiconduttori deve interrogarci e spingerci a ripensare le scelte fatte nel passato: delocalizzazioni e concentrazione di alcuni particolari della filiera produttiva in primis», ha sottolineato Uliano.

Un’ulteriore conferma arriva da Davide Mele, deputy chief operating officer (numero due) della Regione Europa di Stellantis. «La situazione contingente è difficile. La pandemia ha prima condizionato pesantemente l’industria automobilistica e alla ripartenza ha visto un tasso d’inflazione delle materie prime significativo e l’inaspettata mancanza di microchip che mostrano quanto è fragile la capacità di adattamento della filiera nell’approvvigionamento dei semiconduttori». Mele ha aggiunto: «Stiamo lavorando 24 ore al giorno ma dobbiamo gestire la contingenza temporanea, dobbiamo adattare la nostra competitività allo stato attuale della fornitura, che all’inizio sembrava passeggero, ma ora appare più strutturale. Nonostante tutto questo continuiamo nel nostro impegno di investimenti e raggiungimento degli obiettivi della fusione».

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E mentre il mercato europeo fatica a riprendersi, il piano da 5 miliardi sull’Italia lanciato nel 2019 «è in fase di implementazione, stiamo continuando a investire sul futuro», ha aggiunto Mele. Il piano al 2030, inoltre, «è in fase di sviluppo, verrà condiviso con fornitori, parti sociali e governo nel momento della maturazione. È un piano a step che stiamo condividendo con la trasparenza necessaria».

La Sevel di Atessa (Chieti), intanto, si ferma fino a martedì 21 settembre, quando il lavoro ripartirà al turno delle 5.45. Il prolungamento del blocco produttivo è stato reso noto dalla Rsa della Uilm a seguito della comunicazione dell’azienda. La mancanza di componenti elettronici provenienti dall’Asia ha già causato numerosi fermi nello stabilimento più grande d’Europa, che produce i furgoni Ducato. In conseguenza la Sevel ha annunciato la riduzione dei turni di lavoro da 18 a 15, con un provvedimento che scatta lunedì 27 settembre. Anche alla manutenzione i turni diminuiscono scendendo da 20 a 18.

«L’impatto occupazionale è di circa 950 unità con ripercussioni anche sull’occupazione dei somministrati», ha spiegato Ulian. «Come Fim-Cisl non condividiamo la scelta del Gruppo di procedere a una riduzione della capacità produttiva. Quei lavoratori per noi sono lavoratori di Stellantis e non possono subire il costo di una crisi temporanea delle forniture». Alla luce di questa situazione, la Fim-Cisl si aspetta «immediata convocazione del governo del tavolo di Stellantis presso il Mise. Parallelamente, pensiamo che il presidente del consiglio Mario Draghi debba intervenire direttamente sull’azienda, perché anche il Governo italiano deve far pesare gli interessi del nostro Paese nel gruppo e, soprattutto, dare risposte concrete alle preoccupazioni che in questi giorni emergono con più forza negli stabilimenti italiani e che come Fim-Cisl abbiamo rappresentato e sollevato pubblicamente».

Fonte: Il Sole 24 Ore