Svolta di Santoni, il nuovo ceo è un manager esterno alla famiglia

Le medie imprese italiane della filiera del tessile-moda-accessorio (Tma) sono impegnate da anni, se non decenni, sulla sostenibilità ambientale e sociale, anticipando spesso leggi, regolamenti e persino sensibilità del mercato e dei clienti finali. La terza componente, governance, del famoso acronimo Esg– coniato per altro per le società quotate – è stata invece più trascurata dalle Pmi e in alcuni casi anche da grandi aziende, persino quando sono presenti in Borsa.

L’annuncio a sorpresa

Come spesso accade però, il Paese reale e la sua economia, fatta appunto di Pmi, sorprende in positivo e fa scelte coraggiose che guardano al medio e lungo termine, piuttosto che al (funesto) breve periodo. È il caso dell’azienda marchigiana Santoni, tra i leader europei delle calzature di alta gamma, che ha già affrontato il primo passaggio generazionale e ora fa un’ulteriore mossa che guarda al futuro del marchio, dell’azienda e delle sempre più numerose persone che ci lavorano. Giuseppe Santoni era ceo dal 1990 dell’azienda fondata dal padre nel 1975 e ha appena deciso di affidare la guida operativa del calzaturificio (in alto, una fase delle lavorazioni artigianali) a Eraldo Poletto, manager esterno alla famiglia e con un passato come amministratore delegato di Furla e di Ferragamo.

I motivi della scelta

Non è una scelta dettata da stanchezza o dall’età (Giuseppe Santoni è del 1968), ma dalla convinzione che la governance delle aziende famigliari possa cambiare in meglio per il bene di tutti i fin troppo citati stakeholder. «Non faccio un passo indietro, ma di lato, potremmo dire: la gestione operativa, con i ritmi di crescita che abbiamo avuto negli ultimi anni e che contiamo di mantenere, sento la necessità di affidare a una persona di grande qualità ed esperienza e della quale ho grandissima stima personale e professionale l’operatività più stretta, quotidiana e non solo – spiega Giuseppe Santoni –. Non è per avere più tempo libero e per dedicarmi ad altro che non sia l’azienda fondata da mio padre. Conto piuttosto di liberare energie mentali per progettare lo sviluppo in mercati dalle grandi potenzialità, come Stati Uniti e Cina, e per individuare le tipologie di prodotto da sviluppare accanto al core business delle calzature».

Cambiamento di priorità

Giuseppe Santoni ha sempre messo l’esperienza diretta e la conoscenza pratica di ogni aspetto aziendale al primo posto (a 16 anni, dopo la scuola, già lavorava in manovia), ma in un mondo sempre più complesso l’approccio deve cambiare. «Ho bisogno di applicare lo stesso metodo di immersione in realtà che non conosco abbastanza, senza dovermi preoccupare della gestione del presente. Resto presidente esecutivo, ma affido ad Eraldo, che da anni faceva parte del cda di Santoni, la parte più operativa. Lo faccio con grande serenità e penso che tutte le persone che lavorano in azienda, che ho sempre considerato la mia famiglia allargata, capiscano e sottoscrivano questa scelta».

Il trend di crescita degli ultimi anni

Santoni ha chiuso il 2022 con ricavi a 98,6 milioni (+46% sul 2021 e +20% sugli 82 milioni del 2019) e il 2023 è iniziato con ritmi altrettanto sostenuti. «Con Eraldo e l’intera prima linea di manager c’è piena sintonia sull’impegno nella sostenibilità ambientale e sociale, dalle quali nessuno pensa di poter prescindere. Oltre agli investimenti in energia pulita, riduzione di scarti ed emissioni, in azienda e nei negozi – conclude Santoni – abbiamo appena lanciato un’accademia interna, per tramandare i saperi artigianali facendoli convivere con le svolte digitali ed ecologiche: siamo tutti convinti che solo così questa azienda possa rimanere a lungo, molto a lungo, ben oltre il mio personale ciclo di vita».

Fonte: Il Sole 24 Ore