Turismo, il 2023 si preannuncia come un anno record per gli arrivi dall’estero

Il 2023 si preannuncia come un’annata record per il turismo italiano grazie soprattutto alla clientela internazionale. Secondo le indagini Enit e Isnart/Unioncamere presentate nel primo giorno della Bit, la Borsa internazionale del Turismo che si svolge a Milano nei padiglioni di Allianz MiCo, il Belpaese dovrebbe vedere «aumentare di circa l’8% gli arrivi dall’estero rispetto al dato degli ultimi cinque anni» spiega Ivana Jelinic ceo Enit. Nel 2019 la migliore performance per il settore con un ospite su due che arrivò dall’estero. Secondo il report Enit quest’anno il mix dei clienti vedrà al primo posto gli spagnoli con una quota del 14,6%, seguono gli statunitensi (12,7%), ex aequo per svizzeri e austriaci (12,2%) mentre gli arrivi dal Regno Unito peseranno per un 10%. Tra coloro che hanno già trascorso le vacanze lungo lo Stivale il ricordo principale per il 43% dei casi è l’Italian lifestyle tra specialità alimentari, abbigliamento, esperienze di viaggio. Seguono le bellezze naturalistiche, in ascesa, e il patrimonio culturale, rispettivamente 38,9% e 32,8%.

Bene arrivi e capacità di spesa

Il 37,7% degli intervistati afferma di avere intenzione di venire in Italia nel 2023. Si registrerebbe, così, un aumento di circa l’8% rispetto al dato dell’ultimo quinquennio. Gli arrivi si concentreranno soprattutto nei mesi estivi, scelti da quasi il 48% del campione mentre primavera e autunno raccolgono poco più del 46% degli arrivi. Due i tipi di vacanza preferiti: al mare (36,8%) e tra le città d’arte (31,7%). La prima opzione nel recente passato è scelta dal 61,5% degli austriaci, seguono svizzeri (46,8%) e tedeschi (41,8%). Le città d’arte si affollano di spagnoli (73%), francesi (57,4%) e statunitensi (44,4%). Sono proprio loro i top spender: quasi il 16% degli ospiti Usa spende oltre 5mila euro e un altro 18% tra 2 e 5mila euro. Ottima anche la capacità di spesa dei polacchi: il 17% di chi arriva da Varsavia spende da 2 a 5mila euro e un altro 44% da 1.500 a 2mila euro. Nel complesso poco più di un terzo di coloro che hanno viaggiato in Italia negli ultimi anni ha speso tra 500 e 1.500 euro, dato che se sommato a chi ha speso fra 1.500 e 2mila euro si arriva oltre il 60%. Osservando le risposte in base ai paesi di provenienza, si nota una tendenza degli statunitensi a spendere molto più di ogni altro. Chi spende meno invece, proviene dalla Francia e dall’Austria. Considerando le diverse classi di spesa, si può affermare che la spesa media per viaggio si aggira attorno ai 1.800 euro. Ma attenzione: i prodotti di lusso non stupiscono in modo particolare gli intervistati. «Dalle ricerche condotte da Enit e Unioncamere con Isnart si evince un quadro di generale ripresa del settore in Italia che ha prodotto un impatto economico stimato complessivamente in 77 miliardi di euro, grazie alle spese sostenute da oltre 770 milioni di turisti, tra pernotti in strutture ricettive e alloggi in abitazioni private come seconde case, residenze di amici e parenti, appartamenti e camere in affitto – sottolinea Maria Elena Rossi, direttore marketing Enit -. Rispetto al 2021, la crescita è del 16,7% per le presenze e del 17,4% per la spesa».

Una clientela fidelizzata

Da sottolineare il positivo tasso di ripetitività di chi sceglie le vacanze in Italia. Circa il 20% di chi c’è stato negli ultimi 5 anni, dice di esserci stato almeno tre volte. In Austria e in Svizzera si sale a oltre il 30% e, come in precedenza, gli svedesi confermano di avere meno interesse per le destinazioni italiane anche in termini di frequenza di visite. Non si può tuttavia, non tener conto del fattore lontananza, che in questo caso gioca, con un’elevata probabilità, un ruolo rilevante. A favore gioca la qualità e lo spirito di accoglienza degli operatori perché quasi un turista su due ritorna nella stessa località e 1 su 10 lo fa per alloggiare nella struttura di fiducia. La pandemia genera nuove modalità di trascorrere i soggiorni fuori casa e, grazie allo smartworking, 1 turista su 10 dichiara di aver coniugato lavoro e vacanza, con un probabile impatto in termini di allungamento del periodo di soggiorno.

Al via le prenotazioni

Sta per scattare la stagione delle prenotazioni. Infatti quasi un terzo degli ospiti prenota da 2 a 6 mesi prima dell’arrivo, il 24% tra 1 e 2 mesi. Non mancano gli irriducibili del last minute, intorno al 30%, che decidono tra 30 e 8 giorni prima mentre solo l’11% prenota la settimana prima del viaggio. Il metodo di prenotazione del soggiorno più utilizzato dagli intervistati è stato Booking con il 36,2% dei viaggiatori che lo hanno selezionato. Fra i viaggiatori gli spagnoli che lo hanno usato sono il 44,3%, dato che fra i polacchi scende al 43% e per gli austriaci è pari al 42,2%. Un altro quinto usa altre piattaforme, il 19% le tradizionali agenzie di viaggio, il 13% il sito della struttura per finire con un 11% che usa Airbnb e il passaparola (10%).

Fonte: Il Sole 24 Ore