Vaiolo delle scimmie, dal Lazio al Veneto: ecco dove ci si può vaccinare

Il Lazio fa da apripista per la vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie, che l’Organizzazione mondiale della sanità dal 23 luglio ha classificato come una «emergenza sanitaria globale». Lunedì 8, all’Istituto “Spallanzani” di Roma sono infatti iniziate le prime somministrazioni in Italia. Nei prossimi giorni le immunizzazioni verranno avviate anche nelle altre tre Regioni indicate come prioritarie per numero di contagi, ovvero Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

Per soggetti a maggior rischio

In accordo con la circolare del ministero della Salute dello scorso 5 agosto, la vaccinazione non ha carattere di massa ma è diretta alle persone a maggior rischio di infezione dal virus Monkeypox, come le persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, che rientrino in una serie di criteri di rischio, e il personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus.

La distribuzione delle dosi

Il vaccino è l’JYNNEOS (MVA-BN), vaccino antivaioloso basato su virus vaccinico vivo, Ankara modificato, non replicante, approvato da Ema per la profilassi del vaiolo delle scimmie. Secondo il piano del ministero, alla Regione Lazio sono state consegnate 1.200 dosi. In questi due giorni sono già pervenute allo “Spallanzani” oltre 600 richieste di prenotazione spontanee e circa 200 sono già in appuntamento per la vaccinazione. Inizieranno invece giovedì le somministrazioni in Lombardia, e sono circa 2mila le dosi destinate alla Regione. In Veneto, dove l’immunizzazione partirà nei prossimi giorni, le prime 400 dosi sono giunte venerdì scorso e seguirà una seconda distribuzione. A breve l’avvio della campagna anche in Emilia Romagna.

Vaia: chiudere subito questa partita

Nel Lazio, ha sottolineato il direttore generale dello “Spallanzani” di Roma, Francesco Vaia, «vi è stata una grande partecipazione e questo significa che la gente ha compreso la validità dello strumento vaccino». Quindi, dall’esperto, un messaggio rassicurante: «Ribadiamolo, non è una malattia grave ma è meglio chiudere subito questa partita e far sì – ha affermato – che non si possa estendere al resto della popolazione». La vaccinazione è «un’arma cruciale, che potrebbe permettere di interrompere la circolazione di questo virus» anche secondo Massimo Andreoni, professore ordinario di malattie Infettive all’Università di Roma Tor Vergata, ma il numero di dosi al momento destinato all’Italia e pari a poco più di 5mila, avverte, «è probabilmente insufficiente considerando che vanno fatte 2 somministrazioni». Per questo, è il monito dell’esperto, «bisogna essere pronti a sollecitare le previste ulteriori dosi dall’Europa e allargare l’utilizzo del vaccino anche ad altre Regioni italiane oltre alle quattro al momento indicate».

Studio su Lancet, la resistenza nel tempo

Intanto, la rivista Lancet Infectious Diseases ha pubblicato un lavoro dei ricercatori dello “Spallanzani” i quali hanno verificato che il virus del vaiolo delle scimmie «rimane a lungo nello sperma», fino a circa 20 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Si dimostra così la natura di malattia a trasmissione sessuale. E un appello comune agli editori delle riviste scientifiche arriva da scienziati di tutto il mondo, che vanno dagli esperti dell’Ufficio per la politica scientifica e tecnologica della Casa Bianca ai consulenti scientifici della Commissione europea, passando per i leader scientifici di 20 Paesi: per fronteggiare l’emergenza da vaiolo delle scimmie, affermano, bisogna rendere subito pubblici e liberamente accessibili tutti i dati e gli studi scientifici disponibili, così come è stato fatto per il Covid.

Fonte: Il Sole 24 Ore