
122 milioni di ragazze escluse dalla scuola: i dati Unicef 2023
In Italia a che punto siamo? In occasione della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, l’Unicef Italia ha inaugurato l’Officina Unicef Interview. In questa prima edizione – “Noi, ragazze di oggi”- dedicata ai trent’anni dalla IV Conferenza mondiale sulle donne di Pechino – Unicef fa i punto sui progressi compiuti avvalendosi del contributo di Linda Laura Sabbadini, già direttrice centrale dell’Istat e riferimento nella diffusione dei dati di genere in Italia.
Donne e Scienza ancora lontane. Sotto il profilo della formazione, nel nostro Paese le ragazze continuano a essere sottorappresentate nelle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica): solo il 16,8% delle laureate sceglie materie scientifiche o tecnologiche, contro il 37% degli uomini (Rapporto annuale ISTAT, 2025) e il percorso scolastico varia anche in base al Paese d’origine: il 66,6% delle ragazze italiane sceglie il liceo, mentre tra le ragazze straniere la quota scende al 49,4 per cento. Al contrario, negli istituti professionali, sono sovrarappresentate: 20,8% contro il 13,9% delle italiane (Ministero dell’Istruzione e del Merito, ‘’Gli Alunni con cittadinanza non italiana’). Un segno, sottolinea l’Unicef, che fattori socioeconomici e culturali influenzano ancora fortemente l’accesso alle opportunità educative.
Sul lavoro il divario resiste. Nel 1995, il tasso di occupazione femminile era fermo al 38,2%, mentre quello maschile era al 67%.
(Banca Dati Istat 1995 «Serie storiche»). Oggi, le donne lavorano di più – raggiungendo il 53,3% – ma il gap resta ampio rispetto al tasso occupazionale degli uomini al 71,1 per cento. (Rapporto Annuale Istat, 2025). Il divario di genere si attesta ancora a quasi 18 punti percentuali. Eppure, già trent’anni fa le donne superavano gli uomini nei diplomi e nelle lauree. Oggi, nonostante questo vantaggio formativo, il 38,1% delle giovani laureate è impiegato in lavori sottoqualificati rispetto al titolo di studio.
La violenza di genera resta un’emergenza. Nonostante gli avanzamenti legislativi – dalla ratifica della Convenzione di Istanbul (2013), al Codice Rosso (2019), fino all’introduzione del numero antiviolenza 1522 (2024). Una recente indagine del Dipartimento di Pubblica Sicurezza rivela un quadro ambivalente: se da un lato il 95% dei giovani considera fondamentale parlare di violenza di genere, dall’altro emergono segnali inquietanti. Il 66% delle ragazze riferisce di aver ricevuto pressioni dal partner sul modo di vestirsi, mentre quasi la metà dei ragazzi considera normale controllare i profili social della propria compagna (Analisi dei questionari – I giovani e la violenza di genere, 2024). Il cambiamento culturale è in corso, ma non è ancora abbastanza.
Fonte: Il Sole 24 Ore