De Luca, l’architetto che restaura Notre Dame con 3D, digitale e videogame

Notre Dame risorge dalle sue ceneri grazie alle tecnologie digitali: scansioni laser e rilievi in 3D, carte di deformazione e ortoimmagini, per creare un duplicato della cattedrale di Parigi con tutti i dati scientifici relativi al monumento, dal tetto alla guglia. Una nuvola di miliardi di punti che riproduce tutto così com’era prima dell’incendio del 15 aprile 2019.

Un italiano alla guida della digitalizzazione di Notre Dame

A coordinare il cantiere scientifico, che affianca quello di restauro, c’è l’architetto italiano Livio De Luca. Guida il gruppo di lavoro che gestisce i dati digitali interfacciandosi con altri 12o ricercatori che lavorano sui materiali, sul comportamento strutturale e su quello acustico dell’edificio, sugli elementi sociali e antropologici emersi in seguito al rogo che ha devastato il simbolo dell’identità nazionale francese. Una tragica fatalità.

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«La mia specializzazione e la mia esperienza nell’ambito della digitalizzazione del patrimonio architettonico, particolarmente ricercata dal ministero della Cultura francese, mi hanno consentito di raddoppiare lo sguardo: non solo quello dell’architetto-ricercatore che agisce secondo una visione umanistica, ma anche quello più tecnico, legato al mondo digitale», spiega De Luca, originario di Amantea, piccolo borgo sul Tirreno cosentino, che ha unito la sua passione per l’innovazione agli studi di Architettura, portati a termine all’università Mediterranea di Reggio Calabria.

Il restauro della cattedrale come occasione di conoscenza

Alla luce dei dati raccolti, il restauro della cattedrale si è trasformato in una occasione di conoscenza: l’architetto ha messo insieme professionalità e competenze diverse per definire un nuovo approccio allo studio dell’edificio e per, come dice, «memorizzare un’avventura collettiva pluridisciplinare». «La ricognizione dei danni provocati dalle fiamme ha richiesto più tempo del previsto per via di un’impalcatura che, danneggiata dall’incendio, faceva temere dei crolli – spiega – Ora siamo in una fase cerniera, in cui stiamo passando dalla diagnostica alla definizione del piano di restauro».

Il digitale prima e dopo l’incendio

Il digitale è stato provvidenziale per Notre Dame: «Già prima dell’incendio la cattedrale era stata documentata con fotogrammetria e digitalizzata con laser scanner in 3D da Andrew Tallon, professore di Arte e Architettura del Vassar College di Poughkeepsie, negli Stati Uniti», continua De Luca. E sono stati utili anche i modelli raccolti per la creazione di un videogame che ha richiesto un’accurata lavorazione 3D, il best-seller “Assassin’s Creed: Unity”, in cui l’eroe-giocatore scala l’esterno e l’interno di Notre Dame.

Fonte: Il Sole 24 Ore