
A giugno i Pir obbligazionari spingono il saldo totale a 253 milioni
La musica non cambia. Gli obbligazionari continuano a essere l’unica tipologia di Pir che funziona, per le altre ancora tanti segni meno. Giugno è stato particolarmente positivo per la raccolta del sistema e questa volta una forte spinta è arrivata dal nuovo prodotto targato Bcc (ovviamente obbligazionario) che in un mese ha rastrellato ben 108 milioni. E così a livello complessivo nelle casse dei gestori dei piani individuali di risparmio il mese scorso sono entrati complessivamente 253 milioni, un risultato molto positivo che non evidenzia però un trend generalizzato di fondo che faccia pensare a un avvicinamento dei risparmiatori verso questi strumenti, bensì il buon andamento di alcuni singoli prodotti, soprattutto quelli appena lanciati sul mercato.
Lo scenario
È nelle loro casse che si concentrano sicuramente i capitali freschi, ma probabilmente una parte importante fuoriesce dai Pir esistenti, soprattutto quelli che hanno ormai raggiunto cinque anni di vita consentendo di incassare la performance esentasse (e che progressivamente si svuotano). Insomma, non c’è una redistribuzione equilibrata dei flussi su tutti i prodotti del settore o anche tra le fila delle stesse società: c’è una concentrazione su un numero molto ridotto di strumenti. Questo rende quindi molto difficile capire quale sia oggi il vero appeal di questi strumenti.
Dove vanno i flussi
Non solo. c’è anche un altro aspetto da tenere presente e che va oltre alle preferenze degli investitori sulle loro scelte di investimento. Per quanto molto positivo, il dato di giugno non è poi particolarmente significativo per valutare i flussi realmente indirizzati a fortificare il tessuto imprenditoriale italiano (motivo per cui i Pir sono stati creati con una legge ad hoc entrata in vigore a inizio 2017). Nella realtà, infatti, i piani individuali di risparmio finanziano soltanto una minima parte le imprese di medio e piccolo calibro in cerca di un canale di finanziamento alternativo a quello bancario. Nella stragrande maggioranza dei casi i portafogli di azionari, bilanciati e flessibili sono investiti prevalentemente in blu chip, vale a dire in quelle grandi realtà che hanno già una presenza consolidata sul mercato, business avviati da tempo dentro e fuori i confini nazionali e facilità di accesso al mercato dei capitali.
Gli obbligazionari
Per quanto riguarda le somme che entrano nei forzieri degli obbligazionari, inoltre, la tendenza non è tanto quella di acquisire le emissioni delle pmi, ma spesso si preferisce sottoscrivere titoli che fanno capo agli stessi gruppi bancari che hanno collocato sul mercato questi prodotti. Uno scenario, questo, emerso chiaramente da un’analisi pubblicata nel servizio di copertina di Plus24 del 5 luglio scorso che ha analizzato i portafogli di 80 Pir offerti dalle Sgr italiane e straniere ai risparmiatori italiani (con il supporto del database di Mpower.finance powered by Morningstar). A questo punto forse sarebbe il caso di interrogarsi su quale sia oggi la reale mission dei piani individuali di risparmio.
Le performance
Intanto i Pir azionari, bilanciati e flessibili continuano a marciare spediti offrendo performance stellari sul lungo periodo (117% Leadersel Pmi, 109% Arca Azioni Italia e 100% Fideuram Piano azioni Italia) ma anche da inizio anno (22,7% Consultinvest Risparmio Italia, 20,9% Leadersel Pmi e 19,7% Arca Azioni Italia).
Fonte: Il Sole 24 Ore