A Mfe il pieno controllo di Prosiebensat: superato il 75%
Con il 75,61% del capitale e il 75,67% dei diritti di voto, Mfe-Mediaforeurope mette le mani definitivamente sulla Tv tedesca Prosiebensat. L’Opas, conclusa a inizio settembre dopo mesi di schermaglie e un’offerta concorrente del gruppo ceco Ppf (che alla fine ha però deciso di uscire dalla società aderendo all’offerta del gruppo Mediaset) consegna alla holding della famiglia Berlusconi il controllo di un player del mercato televisivo cruciale in Germania, Austria e Svizzera.
L’offerta pubblica di acquisto, lanciata a maggio e poi rilanciata a luglio con un miglioramento della componente azionaria, prevedeva per ogni titolo Prosieben un corrispettivo di 4,48 euro in contanti più 1,3 azioni ordinarie Mfe A. In totale, il deal valorizza il gruppo tedesco circa 1,8 miliardi di euro.
La notizia ha spinto in rialzo i titoli Mfe, che a fine mattinata guadagnavano oltre il 5%, segnale che i mercati leggono l’operazione come un passaggio cruciale nella strategia di consolidamento del gruppo.
La battaglia per il controllo di Prosieben non è stata priva di ostacoli. Alla fine, però, la strategia di Cologno Monzese ha prevalso, culminando con la conferma che anche l’ultima condizione sospensiva – il via libera dell’antitrust statunitense – è stata soddisfatta. Il settlement, cioè il regolamento dell’offerta con la consegna del corrispettivo agli azionisti che hanno aderito, è previsto per il 16 settembre. Successivamente verranno liquidati anche i diritti frazionari generati dallo scambio in azioni Mfe, probabilmente entro fine mese.
Con questa operazione, Mfe diventa il primo grande gruppo televisivo europeo a maggioranza privata con un’impronta multinazionale forte in Italia, Spagna e Germania. Si tratta di molto più di una partita finanziaria. L’operazione da 1,8 miliardi di euro segna un punto di svolta per il futuro della tv generalista europea, tradizionalmente frammentata su base nazionale, e costantemente sotto pressione per la fuga di pubblicità e spettatori verso le piattaforme globali come Netflix, YouTube o Disney+.
Fonte: Il Sole 24 Ore