
A Milano gli integratori a km (e rischio) zero
La lampadina si è accesa durante il Covid, quando Nip Tech, una start up milanese attiva nella produzione di integratori alimentari, ha toccato con mano la difficoltà di approvvigionarsi delle materie prime. «Il blocco del commercio», racconta Glauco Isella, startupper, già fondatore di Babasucco, un’azienda di succhi ed estratti vegetali diventata un caso di successo in Italia, «aveva fermato la produzione degli integratori alimentari che producevamo e vendevamo nella grande distribuzione organizzata e nelle parafarmacie. Non riuscivamo a far arrivare, in gran parte da India e Cina, i principi attivi necessari».
In quel momento era stato il Covid. In altri periodi, le guerre e le tensioni internazionali, una tra tutte la crisi del Mar Rosso per gli attacchi degli houthi alle navi mercantili, avevano rallentato e fermato la produzione o causato gravi oscillazioni dei prezzi delle materie prime. Tutte provenienti da territori soggetti a crisi geopolitiche. Il 75% delle materie prime da cui si ricavano i principi attivi viene importato in Europa da Cina e India, il resto dall’Africa o dal Sudamerica. I principi attivi estratti dai semi di ashwagandha, tarassaco, centella e di altre decine di erbe medicinali, vengono poi lavorati e trasformati in Europa, Germania, Austria e Italia, in particolare nel Milanese e nel Pisano, e utilizzati per la produzione industriale di integratori, prodotti cosmetici o farmaci. Una filiera estremamente vulnerabile, che negli ultimi anni si è spesso interrotta.
«Durante il Covid, vista anche la buona riuscita delle vertical farm», racconta ancora Isella, «abbiamo pensato che una produzione a chilometro zero avrebbe eliminato tutti i problemi della filiera. Dal seme al prodotto finito in un solo stabilimento sarebbe stata la soluzione ideale per il settore».
Così, Nip Tech crea un gruppo di lavoro di tecnici (un agronomo, un biochimico, un biologo e un farmacista) che assieme alle Università di Parma e Pavia studia la fattibilità del progetto di vertical farm e avvia la sperimentazione. Il processo di Nip Tech ha un approccio ecologico con estrazione enzimatica dei principi attivi, senza solventi chimici. Il processo è basato su una combinazione di tecnologie che lo rende scalabile e riproducibile ovunque. I principi attivi sono a chilometro zero, i costi di trasporto e ambientali abbattuti. La resa estrattiva aumenta e nello stesso tempo preserva la purezza e la qualità dei principi. I tecnici documentano risultati straordinari rispetto ai processi standard: una maggiore assimilazione e una concentrazione di principi attivi più alta di quasi dieci volte e tempi di estrazione di dodici volte minori. I tempi totali di produzione sono dimezzati.
Il passo successivo è il brevetto del processo di estrazione dei principi attivi dalle singole materie prime. Un brevetto per ogni seme, comprensivo del software e del processo industriale. Il primo processo brevettato è stato quello di estrazione del verbasco.
Fonte: Il Sole 24 Ore