
A Pogacar non basta mai: dopo il Mondiale vince anche l’Europeo
La musica è bella ma sempre quella. Ormai bisognerà dare una medaglia, oltre che a Pogacar, anche ai poveri telecronisti che quando in corsa c’è lo sloveno, non sapendo più cosa inventarsi, devono dire la qualunque per non far addormentare gli spettatori. E’ una fatica, davvero. Uno stimolante esercizio per allenare la fantasia. Un virtuosismo da premiare con ricchi premi e cotillon.
Che cosa vuoi inventarti ancora quando uno – Pogacar, naturalmente – se ne va solo a 75 chilometri dal traguardo e nessuno lo prende più? Certo, nel frattempo, puoi ripetere ancora una volta che lo sloveno è un talento formidabile; che questa è la sua 106 vittoria, la 18esima nel 2025; contare con inutile enfasi quanto tempo infliggerà al rivale Remco Evenepoel (questa volta solo una trentina di secondi); precisare, infine, che il terzo sul podio (il francese Paul Sexias) è arrivato a quasi 3 minuto e mezzo dal Marziano, che così, una settimana dopo aver indossato (bis) la maglia di campione del mondo aggiunge, nella sua sala dei trofei, anche la maglia di campione europeo, conquistata in Francia nella prima domenica di ottobre, nel dipartimento Drome-Ardeche.
E’ inutile inventarsi qualcosa con Pogacar, tanto il risultato è sempre lo stesso: lui vince per distacco, gli altri si leccano le ferite, soprattutto quelle psicologiche. Pensate il povero Evenepoel, pure lui un fenomeno ma non così fenomeno come il Marziano.
In una settimana, tra Mondiale ed Europe il belga per due volte consecutive ha dovuto mangiar la polvere dello sloveno. In Ruanda, si è preso un minuto e mezzo; in Francia, per il titolo europeo, gli è andata un po’ meglio: E meno male che almeno nella cronometro il belga si era preso una gustosa rivincita.
Ma la realtà è che nelle gare in linea, quando Tadej accende il turbo, il buon Remco sa con certezza che Pogacar lo ritroverà al traguardo dopo che lo sloveno avrà già ricevuto baci e abbracci dalla fidanzata Urska, anche lei ottima ciclista. Dicono gli esperti che lei lo motivi: sarà, ma la voracità di Pogacar, superiore quest’anno perfino a quella del terribile Merckx, sembra che si autorigeneri da sola. Come quelle batterie che non hanno bisogno di ricarica. Quando lo sloveno sente il profumo di vittoria, non c’è niente da fare. Questa è la sua pozione magica, il suo personalissimo propellente (detto senza nessuna velenosa allusione).
Fonte: Il Sole 24 Ore