Abodi: «Sport è difesa immunitaria sociale. Caivano? Nulla succede per caso»

«Lo sport è una difesa immunitaria sociale, ha bisogno di una capacità pianificatoria, si vede dagli squilibri che molto spesso si proiettano drammaticamente nella cronaca: nulla succede per caso». Così Andrea Abodi, Ministro per i giovani e lo sport, riferendosi al caso Caivano, durante l’ultima puntata di “Focus” dal titolo “Tutti i numeri dello sport: dove vince la qualità della vita”, andata in onda l’11 settembre, a partire dalle 14:15, sul sito de Il Sole 24 Ore e su tutti i canali social del Gruppo. La diretta è stata l’occasione per illustrare i risultati della diciassettesima edizione dell’ Indice di sportività elaborato dal Pts per Il Sole 24 Ore, che misura la diffusione e la qualità dei sistemi sportivi territoriali con l’obiettivo di quantificare l’impatto della sportività sul benessere della popolazione locale.

Sul gradino più alto del podio, ancora una volta, Trento, complici la consolidata rete di impianti, le diffuse relazioni tra sport, economia e realtà sociale, ma anche le consolidate capacità organizzative e gli ottimi risultati dei suoi atleti (è seconda negli sport individuali). Medaglia d’argento per Trieste, che si conferma una specialista di sportività: due volte al vertice (per atleti tesserati e sport dell’acqua), più cinque riconoscimenti e ulteriori sei presenze nella top 10 delle singole classifiche. Al terzo posto una new entry, Cremona, con una leadership importante nello sport femminile, ma anche negli sport di squadra. Quarto posto per Firenze, che guadagna 8 posizioni rispetto alla scorsa rilevazione, quinto per Milano. Nulla da fare per le regioni del Sud, che riescono a restare a galla solo grazie all’indicatore relativo alla formazione sportiva, con Enna in testa.

«Da uomo di sport, sicuramente ci lascia ben sperare in prospettiva per Milano-Cortina 2026», ha commentato Giovanni Malagò, Presidente del CONI. «Sono felice, ma anche intristito perché emerge un’Italia a due velocità ed è la stessa risonanza che emerge in tutti gli altri settori del Paese. Le scuole dello sport, che tengono in piedi tutto il tessuto, si pagano, costano. La grande sfida rientra nell’ambito degli oneri e degli onori del ministro e del governo. Al Nord, geograficamente, molte regioni come Piemonte e Lombardia non hanno sbocchi sul mare e ancora di più è interessante – per non dire penalizzante – il risultato del Sud, considerando quante coste abbiamo e gli sport acquatici. Infine, molte delle province che stanno alte in classifica sono quelle dove insieme hai la qualità migliore della vita ma non dell’aria».

A emergere, dunque, una fotografia dello stato dell’arte della sportività nei territori del Bel Paese che esamina, sulla base di 32 indicatori inseriti in quattro categorie, i dati sulla pratica sportiva, i risultati di squadre e singoli atleti e atlete (suddivisi per discipline), l’investimento in infrastrutture, l’offerta in tema di turismo sportivo e alcuni aspetti sociali come quelli legati allo sport femminile, allo sport paralimpico e a quello dei bambini. A prendere il posto delle Olimpiadi invernali e del rugby, quest’anno, le categorie dello sport amatoriale, uscito vittorioso dal ridimensionamento delle attività post-pandemia, e degli investimenti nello sport, compresi quelli afferenti al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Sul punto, il Presidente Malagò non ha dubbi: «La gestione dei fondi del Pnrr in questo settore è stata sbagliata e mal pianificata, un disastro assoluto. L’incompetenza di chi ha preso le decisioni ha causato errori clamorosi».

Pronta la risposta del Ministro Abodi: «Abbiamo trovato una situazione difficile, è evidente che lo 0,34% come parte del Pil dedicata allo sport è un numero insignificante, ma questo è. Dobbiamo migliorare i dati, da adesso in poi. Non è un caso che sul progetto Caivano lavoriamo nella logica della interdisciplinarità: il gioco di squadra deve essere l’effetto della consapevolezza che le varie discipline devono potersi relazionare tra loro, lo sport deve essere parte attiva di un rapporto organico anche con la scuola. Gli investimenti dobbiamo saperli fare anche nelle infrastrutture immateriali e torno al programma didattico: nelle scuole primarie l’educazione motoria si fa in quinta elementare un giorno a settimana e tendenzialmente per un’ora, questo ci separa drammaticamente dalle altre Nazioni».

Fonte: Il Sole 24 Ore