Abolizione tassa d’imbarco: +9 milioni di passeggeri e +4,2% di Pil entro il 2030

Nove milioni di passeggeri in più al 2030, la creazione di 65 mila posti di lavoro con una crescita del Prodotto Interno Lordo del 4,2% che porterebbe ad un gettito aggiuntivo per le casse dello Stato di oltre un miliardi di euro. Tanto vale l’abolizione della odiata addizionale comunale di imbarco applicata ai biglietti aerei per i voli in partenza dall’Italia secondo i calcoli di uno studio dell’esperto di trasporti Andrea Guiricin, economista al CESISP-UNIMIB.

Impatto positivo sul trasporto aereo

«Eliminare questa tassa, che prevede un gettito che in buona parte è destinato all’INPS e quindi assegnato al finanziamento di fondi non legati al trasporto aereo (e solo in minima parte ai Comuni), avrebbe un impatto positivo sul trasporto aereo, quindi sulla connettività e sull’economia dell’intero paese» scrive nel report presentato al convegno organizzato dall’Aicalf, l’associazione delle compagnie aeree low cost in Italia e dall’Ibar (Italian Board Airline Representatives).

La battaglia per l’abolizione della tassa d’imbarco

La battaglia per l’abolizione della tassa d’imbarco è di lunga data abbracciata in particolare dalle compagnie low cost tra cui Ryanair, easyJet e Wizz Air che negli anni hanno visto incrementare questo prelievo che pesa sul prezzo del biglietto aereo. Introdotta dal primo di gennaio del 2004, inizialmente l’addizionale era pari ad un euro per passeggero, ma nel corso degli anni è stata incrementata fino ad arrivare, in alcuni casi, a 9 euro per passeggero: in generale, per tutti gli aeroporti è stata fissata a 6,5 euro con l’eccezione di Venezia, ove il Comune ha deciso, grazie a norme a favore dei Comuni in dissesto economico, di aumentare la tassazione addirittura a 9 euro per passeggero, mentre Napoli l’ha aumentata a 8,5 euro.

La ripartizione dei fondi

Nonostante la definizione di addizionale comunale, in realtà il gettito «per i Comuni è irrisorio (..) ma serve a coprire altre spese dello Stato» si legge nello studio dove viene calcolata la ripartizione dei fondi: su 6,5 euro, 5 sono destinati all’INPS e al “fondo trasporto volo”, ovvero al Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale: quest’ultimo riceve un importo pari a 1,5 euro per passeggero. La restante parte ovvero 3,5 euro. è destinata alla “Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali” (GIAS), ovvero a favore di alcune specifiche gestioni pensionistiche che nulla hanno a che vedere con il trasporto aereo, secondo i calcoli di Guiricin.

Quell’1,5 euro che rimane se li ripartiscono il servizio antincendio negli aeroporti, l’ENAV per i costi sostenuti per garantire la sicurezza ai propri impianti e una frazione minima degli importi complessivi è destinata ai Comuni. Ma ci sono delle eccezioni come nei casi di Roma, Venezia e Napoli le cui le amministrazioni hanno concordato i piani di rientro dal debito con il governo nazionale.

Fonte: Il Sole 24 Ore