
Accademia Carrara: un modello di museo tra passato e futuro
“A partire dal 2015 – spiega Gianpietro Bonaldi – anno della riapertura del museo dopo otto anni di chiusura per lavori sull’edificio, la governance dell’Accademia Carrara è in maggioranza affidata a soggetti di diritto privato, che affiancano il Comune, proprietario dei beni e che esprime il presidente della Fondazione privatistica che gestisce il museo. Una configurazione piuttosto rara nel panorama della gestione dei beni pubblici in Italia; i soci privati sono imprese che aderiscono alla Fondazione attraverso quote associative di entità variabile, con un impegno triennale”.
“Questa durata – prosegue il general manager – consente di garantire una programmazione culturale e operativa coerente e sostenibile nel medio periodo; oltre al contributo del Comune, che fornisce una dotazione economica pari a circa il 30% del fabbisogno complessivo annuale, senza ulteriori interventi, il restante fabbisogno viene coperto attraverso diverse fonti: la bigliettazione, le quote versate dai partner, l’attività di raccolta fondi, sponsorizzazioni, contributi e donazioni”. “Mi piace anche sottolineare – prosegue Bonaldi – che la natura privatistica della gestione consente un maggiore dinamismo e una più elevata capacità di risposta alle logiche del settore, permettendo la sottoscrizione di accordi in tempi rapidi e con modalità più efficienti rispetto a una gestione pubblica tradizionale; in questo modo garantendo e rendendo solide le attività ‘core’ del museo, la conservazione e la valorizzazione”.
Dal canto suo la nuova direttrice porta in dote un’esperienza pluriennale nella direzione di musei, maturata in contesti con modelli gestionali differenti. “Fin dal 1999, a Ferrara – spiega Maria Luisa Pacelli – ho lavorato in un sistema duale tra amministrazione pubblica e società partecipata, che ha dimostrato efficacia nella valorizzazione del patrimonio e nella produzione culturale; anche in contesti statali più rigidi, ho potuto constatare i limiti e i vantaggi dei diversi approcci e credo che la buona riuscita di un modello non dipenda dalla struttura, ma da chi lo interpreta con responsabilità e visione culturale”. “Per ottenere risultati sostenibili – prosegue Pacelli – è fondamentale pianificare su un orizzonte temporale ampio, un programma biennale consente non solo di raccogliere fondi, ma anche di fidelizzare il territorio e i partner, mostrando una direzione chiara e coerente. A Bergamo, città attenta alla cultura, è cruciale dimostrare con trasparenza gli obiettivi perseguiti, attraverso servizi concreti, in particolare quelli educativi, che devono includere anche attività di ricerca; grande attenzione va data ai giovani, pubblico difficile da coinvolgere, per rendere il museo un luogo attrattivo anche per le nuove generazioni”.
I numeri del museo
Nel corso del 2024 sono stati completati gli investimenti per migliorare l’esperienza del visitatore attraverso il completamento dei lavori di recupero dei giardini, uno spazio verde di circa 3.000 metri quadrati, e la realizzazione del bistrot (Bù Bistrot), inaugurati lo scorso settembre. L’investimento a carico della Fondazione è ammontato a 547 mila euro circa, al netto della sponsorizzazione tecnica ricevuta da Edison Next per 145 mila euro, ha riguardato gli impianti del giardino, l’acquisto di mobili, arredi e attrezzature relativi al bistrot. La sistemazione della vasta area verde, oggi Giardini PwC, è stata realizzata anche grazie al contributo di PwC (250 mila euro per la titolazione e altri 250 mila euro per la partnership strutturale triennale 2022-2024).
Sul fronte economico, l’esercizio 2024 si è concluso con un disavanzo di gestione pari a 262.670 euro (disavanzo anche nel 2023 leggermente inferiore, pari a 246.009 euro) dovuto per circa 160 mila euro ad oneri che non si ripeteranno e relativi in particolare alla cancellazione della mostra «Autentico e Copia» a seguito degli avvicendamenti nella direzione del museo e la definizione di un rapporto di lavoro. Il conto economico, come già nel 2023, risente anche degli oneri (300 mila euro) relativi agli ammortamenti per il riallestimento del museo, per impianti, mobili e attrezzature relativi al recupero dei giardini ed alla realizzazione del bistrot, e per gli interessi passivi (circa 51 mila euro) relativi al mutuo contratto a fronte dei predetti investimenti. Il totale dei ricavi si è attestato a 3,4 milioni di euro (4,6 milioni di euro del 2023), di cui 1,04 milioni provenienti da risorse pubbliche, in particolare dal Comune di Bergamo per 0,9 milioni, contributi da privati per 925.117 euro e 495.586 euro da sponsorizzazioni. I proventi derivanti dalla gestione del museo sono ammontati a 600.628 euro di cui 501.170 euro dalla biglietteria, oltre a 136.373 euro per locazione spazi, noleggio travelling exibition, diritto utilizzo immagini e campus estivi.
Fonte: Il Sole 24 Ore