
Acri: sale a 42,5 miliardi il patrimonio contabile delle Fondazioni
Cresce il patrimonio contabile delle fondazioni di origine bancaria. Dal Trentesimo Rapporto annuale emerge che, al 31 dicembre 2024, il patrimonio contabile era di 42.519 milioni di euro, pari all’83,6% del passivo di bilancio, in aumento di circa 1.329 milioni di euro (+3,2%) rispetto al 2023. L’attivo delle fondazioni ammonta a poco più di 50,8 miliardi di euro, in crescita (+4,7%) rispetto a fine 2023. La struttura generale delle attività resta in linea con quella degli anni precedenti: le attività materiali incidono per il 4,4% e le attività finanziarie (includendo i crediti finanziari e le disponibilità liquide) per il 95,6% sul totale attivo, dati che ricalcano quelli del 2023. Anche il totale delle attività finanziarie cresce per circa 1.771,4 milioni di euro, ammontando, fra immobilizzate e non immobilizzate, a 46,4 miliardi di euro (erano 44,6 miliardi nel 2023). E’ quanto emerge Trentesimo Rapporto annuale approvato dal consiglio dell’Acri, Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio.
Gli investimenti correlati alla missione, sulla base della rilevazione sui bilanci del 2023, si attestano complessivamente a 4.783 milioni di euro, rappresentando il 9,8% del totale attivo e l’11,6% del patrimonio. Incidenze che restano pressoché invariate rispetto al 2022. Lo sviluppo locale resta il settore in cui le fondazioni canalizzano la maggior parte delle risorse, incidendo per l’80% sul totale degli investimenti.
«Da quasi 35 anni, le Fondazioni di origine bancaria sono un attore importante per il nostro Paese – ha dichiarato Giovanni Azzone, presidente di Acri –. E anche lo scorso anno hanno sostenuto oltre 22mila progetti in tutta Italia, confermandosi al fianco del Terzo settore e delle Istituzioni per promuovere una società più coesa e generare nuove opportunità per le comunità. L’attenta politica di diversificazione e di gestione del patrimonio, consolidata nel tempo, consente alle Fondazioni di cogliere le condizioni favorevoli offerte dai mercati, così da alimentare l’attività erogativa corrente e conservare una discreta capienza dei fondi per le attività future. Questo approccio ha permesso, anche nel 2024, di superare la soglia del miliardo di euro di erogazioni – il miglior risultato degli ultimi 14 anni – e di accrescere la consistenza dei fondi di stabilizzazione, oggi pari a poco meno di 2,5 volte l’erogato annuale, così da garantire flussi erogativi futuri, anche in eventuali situazioni sfavorevoli dei mercati. Una condizione che consente di progettare sul lungo periodo e di sperimentare soluzioni innovative. È così che le Fondazioni interpretano e realizzano la propria missione».
Conto economico
Dal punto di vista economico, l’esercizio 2024 ha registrato una crescita generalizzata dei proventi, il cui totale si attesta a 2.909,6 milioni di euro, il 44,7% in più rispetto al 2023. Dall’esame delle tipologie di ricavo, si rileva che, nel 2024, i dividendi sono pari a 2.163,4 milioni di euro (+42,1% rispetto al 2023): di cui 1.403,2 milioni da partecipazioni bancarie (48,2% sul totale dei proventi) e 760,2 milioni da partecipazioni non bancarie (26,1% sul totale dei proventi). A seguire gestione degli strumenti finanziari (538,6 milioni, 18,5%); gestioni patrimoniali (86,1 milioni di euro, 2,9%); e altri proventi ordinari di natura non finanziaria e straordinari (121,4 milioni, 4,2%).
L’evoluzione del processo di dismissioni delle partecipazioni nelle banche conferitarie, iniziato nei primi anni ‘90, quando le Fondazioni detenevano la totalità del pacchetto azionario delle banche partecipate, ha portato, a dicembre 2024, alla situazione per cui l’85% delle Fondazioni ha una partecipazione inferiore al 5% (40 non detengono più alcuna partecipazione, 32 hanno una partecipazione inferiore al 5%). Solo 9 Fondazioni hanno una partecipazione tra il 5 e il 50%, 4 hanno una partecipazione superiore al 50% (nel rispetto della normativa, che prevede una deroga in tema di controllo a favore delle Fondazioni di piccola dimensione e di quelle con sede nelle regioni a statuto speciale).
Fonte: Il Sole 24 Ore