Ad Artissima l’arte supera i confini geopolitici

Ad Artissima l’arte supera i confini geopolitici

La fiera Artissima ribadisce il suo ruolo centrale nel sistema dell’arte, rafforzando i legami con le istituzioni locali, la scena internazionale e anche con la Direzione Generale della Creatività del Ministero della Cultura, che ha rinnovato la collaborazione per promuovere l’arte contemporanea in Italia e all’estero. In questa 32ª edizione con il tema “Manuale Operativo per Nave Spaziale Terra”, diretta per la quarta volta dal curatore Luigi Fassi, Artissima ha riunito grandi nomi e galleristi emergenti, evidenziando la contaminazione tra arte, materiali e quotidianità. Negli stand era espressa questa varietà, superando il modello tradizionale dei quadri appesi per esplorare linguaggi e forme sempre nuove. Le proposte hanno, infatti, spaziato tra tutti i mezzi espressivi, da quelli più tradizionali, come il disegno e la pittura, alle installazioni e sculture, fino alle forme più ibride come quella dell’opera che ha vinto il Premio Illy Present Future, un gonfiabile dell’australiano, classe 1992, Louis Morlae.

All’interno dell’Oval è cresciuta la presenza: in 34.500 hanno visitato le 176 gallerie presenti con 26 nuovi espositori, oltre 700 collezionisti, curatori e professionisti internazionali e 13.500 personalità del mondo dell’arte e dell’imprenditoria nel network attivo della fiera. «Artissima è stata il primo momento di verifica per l’Iva al 5%, ma soprattutto la sua cartina di tornasole – ha commentato Luigi Fassi -. La nuova aliquota si è rivelata non solo un provvedimento fiscale indispensabile, ma un fatto culturale, una notizia di portata europea che ridefinisce il modo in cui l’Italia si colloca nel sistema dell’arte. Questa misura non agisce sul margine, ma sul senso: restituisce al nostro Paese la possibilità di competere ad armi pari e, allo stesso tempo, di proporre un modello fondato su qualità, consapevolezza e responsabilità. Artissima ha avuto il privilegio e la responsabilità di metterlo alla prova, dimostrando come una fiera possa essere anche un luogo di diplomazia culturale, capace di far dialogare politica, economia e visione». Infatti Artissima conferma la propria doppia natura: fiera e istituzione, luogo di mercato ma anche di pensiero, capace di agire come piattaforma di diplomazia culturale. L’edizione 2025 ha rafforzato il dialogo con le istituzioni internazionali, i network di musei e i nuovi soggetti del collezionismo, aprendo riflessioni sul valore civile e simbolico dell’arte.

Gli emergenti

Infatti la fiera in questa edizione ha confermato ancora una volta di essere una sorta di laboratorio per l’arte, dove trovano spazio le proposte più giovani, soprattutto, nella sezione New Entries (ma non solo), dove sono state premiate con il New Entries Fund le gallerie Vohm di Seoul, Trotoar di Zagabria e zazà di Milano-Napoli, tutte presenti per la prima volta in fiera. Interessante il lavoro di Jermay Michael Gabriel, artista transdisciplinare italo-etio-eritreo, classe 1997, presentato da ArtNoble che riflette sulla decolonizzazione dei territori d’origine.

Zazà, che dopo aver partecipato per tre anni solo a Miart da quest’anno inizia a frequentare altre fiere, ha presentato i disegni dell’artista Shaan Bevan, classe 1990, americana che vive nel sud della Francia, che considera il disegno un esercizio spirituale e meditativo, dove i materiali e la pratica artistica hanno potere curativo. Questa sensibilità, nata durante un periodo di malattia, unisce approccio scientifico e mistico, trasformando le opere in mandala visivi che esplorano i legami tra percezione e conoscenza astratta (prezzi da 2 mila a 9 mila euro, mentre l’installazione completa viene venduta a 27 mila euro). La galleria Vohm, dopo aver visitato la fiera per la prima volta dieci anni fa in veste di visitatore, ha presentato due artiste coreane, Hana Kim ed Eun Yeoung Lee, già note in patria ma non ancora da noi, con lavori in carta e ceramica che rappresentano un invito a riflettere sul passato invece di guardare solo al futuro (tra 1.100 e 1.800 euro). Trotoar ha mostrato un solo show di Marco Tadić a cura di Marco Scotini con un teatrino e altre opere bidimensionali realizzate con fotografie d’archivio, cartoline, carte geografiche e oggetti trovati che parlano di utopie moderniste fallite, architettura jugoslava e città rurali in trasformazione (prezzi da 800 a 20 mila euro circa per l’installazione).

Fonte: Il Sole 24 Ore