Aerei MD-11, ancora un centinaio nelle flotte ma solo 40-50 sono attivi
L’aereo cargo della UPS precipitato in fase di decollo all’aeroporto internazionale Muhammad Ali di Louisville, nel Kentucky, il McDonnell Douglas MD-11, per decenni è stato tra i colossi dell’aviazione: oggi non è più utilizzato per il traffico passeggeri, ma prevalentemente per il cargo.
Unico aereo moderno con tre motori, al momento in circolazione – secondo gli ultimi dati del 2025 – sarebbero un centinaio ancora presenti nelle flotte delle principali compagnie cargo internazionali: FedEx Express ha circa 25 aerei in flotta di cui 23 operativi con un piano di ritiro completo entro il 2023; UPS Airlines, la società coinvolta nell’incidente, circa 28; Western Global Airlines soltanto tre e altri 11 parcheggiati. Mettendo insieme questi dati, gli MD11 attivi sono tra 40-50, ma molti non vengono utilizzati se non saltuariamente portando la cifra a circa 90-100 aerei.
L’MD-11. quando venne lanciato nel 1986, rappresentò una versione aggiornata del DC-10 e la sua produzione venne sospesa dopo l’acquisizione nel 1996 della McDonnell-Douglas da parte di Boeing, in quanto l’aereo era un concorrente diretto del Boeing 777.
Nell’incidente della UPS, per quanto è stato ricostruito finora, il motore numero uno, quello di sinistra, si sarebbe staccato al momento del decollo, con i serbatoi pieni di carburante, ribaltandosi sulla parte superiore dell’ala sinistra e atterrando sulla pista per colpire alcune attività commerciali vicine all’aeroporto.
Una dinamica che secondo molti esperti ha ricordato l’incidente del DC-10 dell’American Airlines del 1979 all’aeroporto di Chicago: in questo caso si trattò di un aereo passeggeri e tutte le 220 persone a bordo persero la vita. Come per l’aereo cargo dell’UPS, il motore numero uno si staccò al momento del decollo, andando a danneggiare l’ala sinistra che senza motore sbilanciò l’aereo che andò a schiantarsi in un parcheggio di roulotte vicino all’aeroporto. Le indagini hanno rilevato che lo stacco del motore era dovuto al danno alla struttura del pilone che fissa il motore all’ala, causato da procedure di manutenzione improprie.
Fonte: Il Sole 24 Ore