Afghanistan, Draghi cerca l’appoggio di Macron sul G20

La crisi afghana sta portando a galla le debolezze strutturali dell’Europa politica e della difesa. Per i 27 è il momento dell’autocritica ma anche dell’azione.

Parlano a una sola voce il premier Draghi (che ha avuto una cena di lavoro a Marsiglia con il presidente francese Emmauel Macron) e gli altri leader europei. Sulla crisi afghana, dice Draghi prima di prendere l’aereo per Marsiglia «l’Ue è stata abbastanza assente» ma «è un problema mondiale. Ne parlerò con Macron».

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Borrell: «Serve una difesa europea»

Più articolata la valutazione dell’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa comune, Josep Borrell. In Afghanistan, osserva Borrell «non si è trattato solo di una sconfitta militare, ma anche di una sconfitta dei valori dell’Occidente che non hanno avuto abbastanza potere nella società afghana». Secondo Borrell, che ha preso parte alla riunione informale dei ministri degli Esteri in Slovenia «la necessità di una maggiore difesa europea non è mai stata così evidente come oggi, dopo gli eventi in Afghanistan». L’Afghanistan per Borrell «è una sveglia affinché l’Ue si prenda le proprie responsabilità e mobiliti le risorse per affrontare le sfide che l’attendono».

Il piano per i profughi

I ministri degli Esteri sono chiamati in Slovenia ad approvare un piano d’azione per l’emergenza profughi. In questo quadro il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio effettuerà dal 3 settembre un viaggio in Uzbekistan, Tagikistan, Qatar e Pakistan. Particolare attenzione verrà dedicata alla questione dei rifugiati e sfollati afghani nei Paesi confinanti. Ma Di Maio appare molto cauto sul dialogo con i Talebani che chiedono un riconoscimento anche all’Italia. Tuttavia riaprire l’ambasciata italiana a Kabul per il titolare della Farnesina «è prematuro». Allo stato attuale «non ci sono le condizioni di sicurezza. Abbiamo ancora tutti davanti agli occhi gli ultimi attentati, dove potevano perdere la vita anche i nostri diplomatici e militari presenti a Kabul».

Sempre in Slovenia i ministri della Difesa europei (per l’Italia Lorenzo Guerini) stanno valutando tempi e modalità per la creazione di una forza di intervento rapido di 5mila uomini che potrebbero arrivare a regime a 20mila. «Le situazioni in Afghanistan, Libia, Medio Oriente e Sahel mostrano che è arrivato il momento. Quando se non ora? Più tardi sarebbe troppo tardi», osserva il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Ue.

Fonte: Il Sole 24 Ore