Agcom: Meta dovrà versare nove milioni di euro a Gedi
C’è una cifra. E in fondo non è banale. Oltre nove milioni di euro. A quanto ricostruito dal Sole 24 Ore è questo il quantum che Meta dovrà versare al gruppo Gedi per aver utilizzato – nel solo 2022 – articoli di Repubblica, La Stampa e delle altre testate del gruppo su Facebook. La richiesta era stata differente da parte del gruppo editoriale (attorno ai 30 milioni, ma con all’interno le richieste anche per Instagram) così come non paragonabile sarebbe stata anche la risposta del colosso californiano: meno di 40mila euro. Né Gedi, né Meta hanno risposto a richieste di commento.
A decidere la quantificazione del compenso è stata l’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nella riunione del 10 luglio. Una decisione che non ha precedenti in Italia: è la prima volta che un social network viene chiamato a pagare un equo compenso per i contenuti giornalistici condivisi sulla sua piattaforma. Ed è una decisione non unanime: la commissaria Elisa Giomi ha votato contro.
L’intervento Agcom
È comunque un passaggio cruciale per il mondo dell’editoria. Si tratta della seconda delibera dell’Autorità in materia: la prima, nel 2024, riguardava Microsoft e il motore di ricerca Bing, ma per una cifra ben inferiore: appena 730 mila euro su due anni. Tutto questo in virtù del regolamento di gennaio 2023 (delibera n. 3/2023/CONS), in attuazione dell’articolo 43-bis della legge sul diritto d’autore, in materia di individuazione dei criteri di riferimento per la determinazione dell’equo compenso per l’utilizzo online di pubblicazioni di carattere giornalistico. Il Regolamento prevede la possibilità di una trattativa privata fra editori e piattaforme – che resta ancora in piedi ed è la modalità prevalente utilizzata – ma anche l’eventualità di far vestire ad Agcom i panni di arbitro in caso di controversia.
Così è stato nella tenzone fra il gruppo editoriale della galassia Exor e il gigante di Menlo Park. La sanzione è più pesante (oltre nove milioni), appunto e non è difficile capire perché: Facebook resta uno dei principali veicoli di traffico e visibilità per le notizie online. Anche se, è vero, da tempo gli algoritmi della piattaforma non privilegiano più il giornalismo, preferendo i video brevi, le reazioni immediate, l’“engagement”.
Attesa per la pronuncia europea
La decisione di Agcom, comunicata ieri, arriva a valle di un Consiglio dell’Autorità che si è tenuto nello stesso giorno in cui l’avvocato generale della Corte di giustizia dell’Unione europea ha espresso parere favorevole sulla compatibilità della normativa italiana con la Direttiva UE sul diritto d’autore. Una valutazione positiva per Agcom in attesa della pronuncia definitiva della Corte di Giustizia della Ue che dovrà pronunciarsi sulla compatibilità con i principi di diritto comunitario della normativa italiana di recepimento sul diritto d’autore nel mercato unico digitale. La Corte è stata chiamata a pronunciarsi dal Tar del Lazio che ha chiesto un intervento chiarificatore sulla delibera con la quale l’Agcom ha emesso il Regolamento per la determinazione dell’equo compenso.
Fonte: Il Sole 24 Ore