Agenti AI in azienda? Ecco cosa dice Agentic Enterprise Index di Salesforce

Agenti AI in azienda? Ecco cosa dice Agentic Enterprise Index di Salesforce

Per capire come sta procedendo concretamente l’adozione dell’intelligenza artificiale agentica all’interno delle imprese di classe enterprise si potrebbe bussare alla porta dei principali vendor che operano in questo segmento, e nella fattispecie secondo le più recenti Buyers Guide 2025 pubblicate dalla società di consulenza ISG Research, Oracle, Service Now e Salesforce nell’ordine, con IBM, Microsoft, Google e AWS a seguire a ruota. In alternativa, si dovrebbe trovare un Cio o un IT manager disposto a togliere i veli ai progetti sull’AI effettivamente portati in produzione. Oppure, operazione più facile e comoda, ci si può affidare a uno dei tanti autorevoli studi che misurano lo stato di avanzamento dei lavori di implementazione (e integrazione) degli agenti AI nel cuore dei sistemi informativi aziendali. La domanda, che ruota ormai da tempo intorno a questo tema, è più o meno sempre la solita: come funzionano realmente questi strumenti intuitivi e totalmente personalizzabili a livello di singoli processi e, soprattutto, quali benefici sono in grado di generare?

Boom di utilizzo nei primi sei mesi del 2025

L’ultima edizione dell’Agentic Enterprise Index di Salesforce, basato sui dati di utilizzo della piattaforma proprietaria Agentforce, fornisce in tal senso una fotografia abbastanza precisa su come le imprese stanno integrando gli agenti AI per migliorare l’esperienza dei clienti e rendere più efficienti processi di business critici come le vendite e altre operations interne. Cosa dicono i dati del report? Dicono che nel primo semestre di quest’anno, il numero di agenti creati dalle aziende che per prime hanno sposato la causa dell’intelligenza artificiale agentica è aumentato del 119% e il numero medio di conversazioni di assistenza clienti gestite da un agente digitale è cresciuto di 22 volte. I settori più attivi, come facilmente intuibile, sono quelli a diretto contatto con i consumatori, ovvero sia servizi finanziari, viaggi e ospitalità, e retail, mentre le aree sales e di customer service sono di gran lunga i casi d’uso principali della tecnologia (con un numero di azioni completate dagli agenti nel complesso cresciuto a un tasso medio dell’80% su base mensile. Quanto al fatto che producano ritorni (in termini economici), Joe Inzirello, Chief Digital Officer di Salesforce, non ha dubbi: “gli agenti AI sono già oggi straordinari moltiplicatori di valore per le aziende e i dati dimostrano che, man mano aumenta la loro adozione su larga scala, crescono sia l’efficienza sia il valore che riescono a generare”.

Crescono i passaggi dall’agente all’operatore umano

Prendiamo altri numeri emersi dall’Index a titolo di conferma. Da gennaio a giugno, le interazioni dei dipendenti con agenti AI su base mensile sono cresciute in media del 65% e le azioni svolte dagli agenti in seguito a queste

interazioni sono aumentate del 76%; in parallelo, le conversazioni tra gli addetti e l’AI sono diventate più frequenti e articolate (crescendo del 35% nell’ultimo trimestre) e hanno indotto gli agenti ad agire in modo sempre più autonomo. Il lavoro delle persone sta dunque venendo progressivamente meno? Assolutamente no, rispetto a una linea d’azione che vede molte aziende impegnate a combinare le capacità umane con quelle degli agenti virtuali, affidando all’intelligenza artificiale la gestione dei contatti iniziali e le domande più comuni e lasciando ai dipendenti in carne ed ossa la gestione dei casi più complessi. Una percentuale riflette bene questa tendenza, e riguarda l’incremento (del 32%, rispetto al 22% dei primi tre mesi dell’anno) dei passaggi agli operatori umani registrati nel secondo trimestre del 2025, segno – secondo Salesforce – che gli agenti virtuali stanno migliorando nella capacità di indirizzare clienti e consumatori verso gli esperti più adatti.

Fonte: Il Sole 24 Ore