Agricole e Amundi, Italia al centro dei due piani strategici

Agricole e Amundi, Italia al centro dei due piani strategici

C’è grande attesa sul mercato per capire in che modo e con quali tempi il gruppo francese Credit Agricole intende proseguire la sua strategia di crescita in Italia. La prima occasione per saperne di più è in calendario la settimana prossima (martedì 18 novembre) quando la “Banque Verte” presenterà il suo nuovo piano strategico triennale. Non sarà un appuntamento di prammatica perchè si tratta anche della prima uscita pubblica del nuovo ceo Olivier Gavalda, nominato al vertice del gruppo a maggio 2025 in sostituzione di Philippe Brassac.

La nomina di Gavalda, che già da anni faceva parte del team di vertice, è avvenuta in continuità e dunque non sono attese improvvise svolte strategiche. Ma il suo debutto davanti agli investitori avviene in una fase particolare per il gruppo francese che proprio in Italia ha aperti contemporaneamente vari dossier, inevitabilmente destinati a intrecciarsi nel complesso risiko bancario in corso in Italia. Uno di questi dossier riguarda Amundi, la controllata dell’asset management guidata da Valerie Baudson che martedì prossimo presenterà a sua volta il nuovo piano triennale. Amundi in Italia ha una redditizia partnership con UniCredit che scade nel 2027 e che il gruppo italiano non pare intenzionato a rinnovare. Il dossier si incrocia con i destini futuri di BancoBpm, preda ambita sia da Credit Agricole che da UniCredit.

La Banque Verte è già al 20% della ex popolare e, dopo il via libera di Bce, può salire fino alla nuova soglia d’Opa del 29,9%. E’ evidente che con una partecipazione così rilevante, nel medio termine, Agricole punterà ad aggregare BancoBpm. Se il Governo o altre banche italiane dovessero mettersi di traverso, i francesi sanno di non poter essere ormai più esclusi dalla partita poichè arriveranno a detenere una partecipazione azionaria che, di fatto, rappresenta una minoranza di blocco in sede di assemblea straordinaria.

Sia nel caso di una futura integrazione italiana di BancoBpm con Mps o Bper (ma anche nel caso di un ritorno di fiamma di UniCredit), Agricole potrebbe dare il via libera alle aggregazioni “made in Italy” chiedendo in cambio di acquisire le centinaia di sportelli in eccesso che per effetto di una fusione emergerebbero per motivi Antitrust. Una strada già percorsa nel 2007 quando Credit Agricole era il primo azionista di Banca Intesa. Quest’ultima decise di fondersi con Sanpaolo-Imi e, in cambio del via libera dei francesi, cedette proprio alla Banque Verte la proprietà di Cariparma e Friuladria. Una storia che potrebbe ripetersi con BancoBpm, quando la partita entrerà nel vivo.

Fonte: Il Sole 24 Ore