Aie, da custode del petrolio ad alfiere green: 50 anni compiuti tra le polemiche
L’organismo è stato creato con il preciso scopo di garantire la disponibilità di greggio e anche se i tempi sono cambiati tra i suoi compiti principali – che svolge tuttora – c’è il coordinamento delle scorte strategiche obbligatorie dei Paesi Ocse, una riserva pari a 90 giorni di importazioni che serve come “paracadute” in caso di emergenze. È stata usata per tamponare l’impatto della prima Guerra del Golfo nel 1991, nel 2005 dopo gli uragani Katrina e Rita nel Golfo del Messico, nel 2011 con la crisi in Libia e infine due volte nel 2022 (in modo preventivo, cosa che di per sè ha attirato critiche) per evitare ripercussioni da guerra in Ucraina e sanzioni contro Mosca.
Le bordate più forti all’Aie sono arrivate, com’è logico aspettarsi, dall’Opec. Memorabile la velenosa ironia del principe saudita Abdulaziz bin Salman, all’epoca ministro dell’Energia, che nel 2021 definì la Net Zero Roadmap «un sequel del film La La Land». Il botta e risposta con l’Opec è poi proseguito, con numerose dichiarazioni polemiche da entrambe le parti, talvolta messe nero su bianco in rapporti e lettere aperte. L’Organizzazione degli esportatori di greggio nel 2022 ha anche espulso l’Aie dalla rosa delle fonti “indipendenti” usate per stimare la produzione del gruppo.
Ma l’Agenzia si è attirata critiche infuocate anche negli Usa. Chris Wright, indicato da Trump come prossimo segretario all’Energia, ha definito le sue analisi «una combinazione di completa ignoranza, in parte semplicemente dannosa».
A riaccendere il dibattito oltre Oceano ha contribuito mesi fa anche un durissimo editoriale sul Wall Street Journal, a firma di un noto analista: Bob McNally, fondatore di Rapidan Energy e consulente della Casa Bianca ai tempi di Bush, ha accusato l’Agenzia parigina di essere diventata «simile a un’organizzazione non governativa ossessionata dal clima» e di pubblicare ormai solo previsioni basate su «immaginarie politiche future».
Replicando ad analoghi attacchi, arrivati di recente anche con una lettera di alcuni senatori Usa repubblicani, Birol ha difeso il lavoro dell’Aie come «il prodotto di uno sforzo di analisi indipendente, dettagliato e informato», basato su dati raccolti in ben 180 Paesi. Ha anche sottolineato come «al cuore» delle attività ci sia sempre la sicurezza energetica, con un mandato che non è cambiato, ma si è ampliato «a comprendere questioni nuove ed emergenti» ad essa collegate.
Fonte: Il Sole 24 Ore