
Al Cern il piombo si trasforma in oro, per un istante
Eppure, in questo gioco di particelle, l’oro non è il solo protagonista. L’esperimento ha anche prodotto atomi di tallio e mercurio, in quantità maggiori rispetto all’oro, rivelando che ogni collisione sfiorata è una sorta di officina nucleare miniaturizzata. L’oro, come nella mitologia, resta però il metallo simbolico, il più evocativo.
Un sogno che non paga, ma illumina
Certo, non è un processo efficiente. Creare oro in questo modo è l’opposto del conveniente: servono enormi quantità di energia, macchinari avanzatissimi e il risultato si misura in atomi, non in lingotti. «È il metodo più costoso e inefficiente per produrre oro – ironizza Jiangyong Jia, fisico della Stony Brook University -. Ma per noi, è l’effetto collaterale di una fisica molto più interessante».
Perché il punto non è l’oro in sé, ma la comprensione di ciò che accade quando le particelle più pesanti dell’universo si sfiorano a velocità estreme. Il modo in cui i fotoni interagiscono con i nuclei, ad esempio, può influenzare la stabilità dei fasci all’interno dell’acceleratore e aprire nuove strade per studiare la materia in condizioni estreme – le stesse che si trovavano nei primi istanti dell’universo.
Oro che brilla nel buio del cosmo
«È incredibile pensare che i nostri rivelatori riescano a catturare eventi che producono migliaia di particelle, ma anche a isolare casi rarissimi in cui se ne formano solo una manciata – racconta Marco van Leeuwen, fisico dell’Università di Utrecht -. In quei pochi istanti, ci troviamo davvero al confine tra scienza e sogno».
Un sogno antico come la civiltà umana, riemerso nei laboratori della fisica più avanzata. Non più per arricchirsi, ma per capire. Per guardare la materia sotto una luce nuova. Lì, tra tunnel di magneti e fasci invisibili, il piombo diventa oro. Anche solo per un istante.
Fonte: Il Sole 24 Ore