Al cinema e ad alta quota, la strategia (anti dazi) del lanificio

Al cinema e ad alta quota, la strategia (anti dazi) del lanificio

E’ dai periodi successivi alla pandemia che il lanificio si è elevato con la produzione e utilizzo di filati più pregiati, e di lane e cashmere dai titoli più fini. Oggi il fatturato è a quota 4 milioni, il 62% realizzato all’estero e in particolare il 20% in Asia. Gli addetti sono 30, e fra le caratteristiche dell’azienda c’è l’assiduo lavoro di valorizzazione delle migliori razze anche autoctone per la produzione della lana merinos italiana(con tanto di esemplari di pecore nere ospitate in sede).

Se le pecore del tessuto Alta quota vivono ad altre latitudini, dove vengono selezionate per finezze e colore in loco e la lana viene acquistata tramite rete commerciale, parallelamente cresce il progetto delle lane autoctone chiamato Lanaitaliana; «Rivendichiamo con orgoglio di essere stati i primi, già nei primi anni 2000, a valorizzare il patrimonio ovino italiano, a cominciare dalla bellissima lana della Sopravissana e Gentile di Puglia. Sono tipologie che piace particolarmente sia al cliente italiano che estero» dice Bottoli.

Se le pecore del tessoto Alta quota vivono ad altre latitudini, dove vengono selezionate per finezze e colore in loco e la lana viene acquistata tramite rete commerciale, parallelemente cresce il progetto delle lane autoctone chiamato Lanaitaliana; «Rivendichiamo con orgoglio di essere stati i primi, già nei primi anni 2000, a valorizzare il patrimonio ovino italiano, a cominciare dalla bellissima lana della Sopravissana e Gentile di Puglia. Sono tipologie che piace particolarmente sia al cliente italiano che estero».

Lana e caffè

Ettore Bottoli, direttore commerciale, ha appena concluso la trasferta a Osaka, dove il lanificio è stato scelto come sponsor del Padiglione Italia grazie alle sciarpe tinte al caffè, frutto della collaborazione nata con un’altra azienda veneta, Dersut, in un connubio tra due simboli italiani, la moda e il caffè.

Le sciarpe lana seta cashmere tinte coi fondi raccolti e messi a disposizione del lanificio sono state date in omaggio alle autorità del Padiglione Italia. Fra i 21 Paesi meta dell’export di Bottoli c’è anche il Giappone, grazie a una rete commerciale di 14 agenti sparsi sul territorio. «L’elemento distintivo che rende i tessuti italiani famosi nel mondo nasce da un elegante intreccio tra trama ordito, tra tradizione e innovazione, ma soprattutto tra gusto e fantasia. Questa è frutto di ricerca e studio, sia durante la fase creativa che in quella di produzione vera e propria. Da una di queste ricerche, è nata l’idea del Lanificio di tingere i tessuti con i fondi del caffè». Le sciarpe e gli altri tessuti acquistano così toni naturali, nel segno della sostenibilità e dell’economia circolare.

Fonte: Il Sole 24 Ore