Al ministero 69 tavoli aperti per risolvere le vertenze in corso

Al ministero 69 tavoli aperti per risolvere le vertenze in corso

Tra vecchi casi ancora irrisolti e nuove vertenze, spesso frutto di scelte di disinvestimento di multinazionali straniere, la contabilità delle crisi aziendali continua a dividere ministero e sindacati. Da un lato c’è la ricognizione dei tavoli gestiti a livello centrale dal ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) – 37 attivi e 32 in fase di monitoraggio – dall’altro c’è il censimento periodicamente effettuato da Cisl e Cgil che considerano una platea molto più ampia, includendo i dossier gestiti a livello regionale e quelli sotto l’egida del ministero del Lavoro. Il report più recente, realizzato dalla Cgil, analizza «decine di realtà che hanno semplicemente comunicato la chiusura, senza che siano mai stati convocati tavoli istituzionali» calcolando 96 vertenze nazionali, che coinvolgono oltre 121mila lavoratori.

Numeri a parte, la gestione dei tavoli di crisi continua ad alternare risoluzioni e successi a nuovi progetti di dismissione e a piani di esuberi. Il Mimit si è avvalso negli ultimi anni di una squadra di esperti – dieci consulenti specializzati nelle crisi e dieci nelle politiche industriali – ma gli incarichi sono già scaduti da alcuni mesi e un rinnovo è condizionato al reperimento di risorse per coprire i compensi. Al momento dunque il Mimit procede solo con la sua unità interna dedicata alla gestione delle vertenze, coordinata a livello politico dalla sottosegretaria Fausta Bergamotto.

Tavoli aperti

Una rapida rassegna dei verbali dell’ultimo mese fornisce l’idea dell’eterogeneità dei tavoli aperti. Il piano di interventi presentato dalla Jsw Italy di Piombino per ora non ha convinto i sindacati, mentre nel caso della Giano Srl, cartiera del gruppo Fedrigoni con sede a Fabriano, è stata ritirata la procedura di licenziamento e c’è un piano di riallocazione per 140 dei 173 lavoratori interessati.

C’è tensione sul futuro di 600 dipendenti della Riello, azienda specializzata in sistemi di climatizzazione con stabilimenti a Volpago (Treviso) e Legnago (Verona): il ministero deve gestire una possibile inattesa cessione. La Pmc, azienda della componentistica per l’automotive che opera a Melfi e fa parte dell’indotto Stellantis, è in fase di liquidazione e c’è l’impegno a condividere con il Mimit un percorso di reindustrializzazione, subordinato all’arrivo di nuovi investitori.

Fonte: Il Sole 24 Ore