
Al Senato si studia l’albo dei pizzaioli, per ora fantasmi all’ombra degli chef
Dal 2017 l’arte del pizzaiolo napoletano è riconosciuta dall’Unesco come patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Ma in Italia manca una tutela specifica per chi pratica quell’arte. Per questo due distinti disegni di legge, all’attenzione da dicembre 2024 della Commissione Industria del Senato, chiedono il riconoscimento della qualifica di pizzaiolo professionista e l’istituzione di un registro nazionale dei pizzaioli professionisti. Per saperne di più è stata ospite di Parlamento 24 la relatrice Anna Maria Fallucchi, senatrice di Fratelli d’Italia.
Pizzaioli fantasmi, all’ombra degli chef
Nella relazione di uno dei due disegni di legge i pizzaioli sono definiti lavoratori fantasma. «In realtà lo sono, anche se è brutto parlare di fantasmi. Sono sempre vissuti un po’ all’ombra – sottolinea la senatrice Fallucchi – di quella che è la ristorazione degli chef. Eppure quando parliamo di gastronomia e di ristorazione a livello nazionale, la pizzeria fa dei numeri importanti, perché parliamo di 100mila pizzaioli, con un fatturato quasi pari al 50% del totale. Rappresentano però la parte più oscura, quasi meno importante rispetto agli chef nella gastronomia a livello nazionale».
Un albo per dare maggior visibilità ai professionisti della pizza
Utile quindi, per la parlamentare, istituire un albo dei pizzaioli e certificare la professionalità e la formazione dei maestri di pala. «Un albo serve proprio perché in realtà quando parliamo d’Italia, all’estero ci identificano soprattutto dal punto di vista enogastronomico con la pasta e la pizza. Quindi è importante che i pizzaioli acquisiscono questa rilevanza, che fino a oggi non hanno. L’istituzione di un albo nazionale serve proprio a dare maggiore visibilità. Quasi sullo stesso piano degli chef. Con questo disegno di legge si vuole dare questo input forte, facendo emergere i pizzaioli come figura professionale».
Come riconoscere le competenze
Uno dei nodi è quello della validazione delle competenze. «Per la validazione delle competenze – spiega la senatrice – si è pensato a un corso base, di 120 ore, con accesso differenziato in base all’esperienza. Per quanto riguarda le nuove leve, quindi per chi si avvia a fare il pizzaiolo, è previsto il corso di 120 ore completo. Per i pizzaioli che già hanno una esperienza di 18 mesi, invece, è previsto un corso più intensivo, ma molto più abbreviato. Invece i pizzaioli già maestri d’arte, da almeno dieci anni pizzaioli professionisti, si possono iscrivere direttamente. Con l’iscrizione all’albo si ha un riconoscimento, un diploma che riconosce la figura di pizzaiolo professionista».
Incentivi e sgravi fiscali ad hoc
Nella classificazione delle attività economiche ci sarà uno specifico codice Ateco per l’attività di pizzaiolo professionista. «Si è pensato di dare un codice Ateco specifico e non più generico, visto che finora riguarda la ristorazione in senso lato. Questo proprio per dare maggiore forza al pizzaiolo, anche con incentivi particolari, sgravi fiscali, completamente diversi rispetto alle altre figure del mondo della gastronomia».
Fonte: Il Sole 24 Ore