Al Teatro dell’Opera “Giulio Cesare in Egitto” di Händel

Il glorioso veneziano Festival di Musica Contemporanea è giunto alla 67° edizione; fondato nel 1930, la prima manifestazione della Biennale ad affiancare l’Esposizione d’Arte che aveva caratterizzato la Biennale sin dalle sue origini. L’edizione 2023, firmata da una delle nostre maggiori autrici, Lucia Ronchetti, esplora l’universo del suono digitale. Mentre due opere maggiori nel catalogo dei loro autori, Händel e Britten, vengono messe in scena, a Roma e Milano, da registi come Michieletto e Carsen; l’attesa è alta.

Venezia

Dal 16 al 29 il 67° Festival di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia, diretto da Lucia Ronchetti; intitolato Micro-Music è dedicato al suono digitale. Intende evocare la musica generata attraverso captazioni microfoniche e indagare la natura microscopica del suono. È un festival che mira a esaltare la bellezza e la complessità del suono digitale e dei nuovi orizzonti compositivi. Si articola in sei diverse sezioni: Sound Microscopies; Sound Installations/Sound Exhibitions; Stylus Phantasticus-The Sound Diffused by Venetian Organs; Club Micro-Music; Sound Studies; Digital Sound Horizons. Nell’ambito di Sound Microscopies ascolteremo prime di lavori legati alla complessità e alla diffusione del suono nello spazio acustico, commissionati dalla Biennale Musica a Brian Eno (che riceverà il Leone d’Oro alla Carriera), Miller Puckette (Leone d’Argento), Francesca Verunelli, Joanna Bailie e Marcus Schmickler. La sezione Sound Installations/Sound Exhibitions presenta lavori sonori installativi con diverse articolazioni e modalità performative, pensati per spazi specifici della città di Venezia, commissionati dalla Biennale. La sezione Club Micro-Music presenta invece performances di elettronica sperimentale, affidate ad artisti, sound designer, dj e producer attivi sulla scena internazionale, come Lamin Fofana, Jjjjjerome Ellis, Jace Clayton AKA Dj Rupture, Steve Goodman AKA Kode9, Loraine James, Aya, Emme, S280F, Soft Break, Yen Tech, Snufkin.Rai Radio3 trasmetterà in diretta da Venezia le “Lezioni di Musica” con Giovanni Bietti, dedicate ai temi di questo Festival; il 21-22-28-29 alle 09.00.

Roma

Il 17-19-21 al Teatro dell’Opera “Giulio Cesare in Egitto” di Händel; dirige un grande specialista del repertorio barocco come Rinaldo Alessandrini, protagonisti tre controtenori come Raffaele Pe, Aryeh Nussbaum Cohen e Carlo Vistoli, affiancati da Mary Bevan e Sara Mingardo; regia di Damiano Michieletto. Una delle opere migliori del compositore tedesco, vissuto lungamente a Londra, dove questo lavoro andò in scena nel 1724. ”E’ un dramma sul destino – commenta il regista – simbolizzato in scena da un trio di Parche che avvolgono il protagonista con i loro fili rossi, stabilendo il tempo della vita. Un’opera nella quale incombono i presentimenti di un destino e di una morte che le azioni frivole del generale romano sembrano voler allontanare.”

Milano

Il 18-21-24-27-30-2 alla Scala “Peter Grimes”, di Britten. Torna in scena uno degli esiti più vibranti e attuali del teatro musicale del ‘900. Sul podio debutta la direttrice Simone Young, lo spettacolo è di Robert Carsen. Protagonista è Brandon Jovanovich, affiancato da Nicole Car nella parte di Ellen e Ólafur Sigurdarson nei panni del capitano Balstrode. La rappresentazione del 27 ottobre sarà trasmessa in diretta alle 20.00 da LaScalaTv. Ogni sera, un’ora prima dello spettacolo, Franco Pulcini terrà una conferenza introduttiva nel Ridotto. Young, è oggi alla Sydney Symphony Orchestra ma nota soprattutto per il lungo e proficuo impegno alla testa dell’Opera di Amburgo. “Peter Grimes” è il tredicesimo titolo operistico portato sul palcoscenico del Piermarini da Robert Carsen, il secondo di Britten. Dal folgorante esordio con “Les dialogues des Carmélites” nel 2006, i milanesi hanno visto spettacoli diversissimi: la lancinante essenzialità dell’allestimento acquatico di Kat’a Kabanova, lo sberleffo politico di Candide, le geometrie del desiderio di Alcina, la vertigine del teatro in Don Giovanni e Les contes d’Hoffmann, quella del cinema nella Fanciulla del West, il chiacchiericcio crudele della provincia anni ‘50 in Falstaff fino all’amara commedia del potere e dei sentimenti nel recente Giulio Cesare di Händel.

Fonte: Il Sole 24 Ore