Al via la conferenza mondiale della Association for Computational Linguistics. Navigli: «Ecco le prossime sfide per l’IA»

Al via la conferenza mondiale della Association for Computational Linguistics. Navigli: «Ecco le prossime sfide per l’IA»

 

Alla conferenza sarà trattata come tema centrale la capacità dei modelli di generalizzare. Navigli la spiega così: «Il caso dell’algebra è emblematico. I modelli attuali sono in grado di eseguire calcoli perché apprendono da una vasta quantità di esempi precedentemente elaborati, ma non possiedono una vera comprensione della matematica sottostante e dei suoi princìpi. In altre parole, sono dei fantastici “pappagalli stocastici” che non sanno generalizzare per eseguire calcoli che non hanno mai incontrato prima». E Navigli precisa: «Questi modelli non sanno ragionare come gli esseri umani, non sono in grado di astrarre o di imparare dall’esperienza. Si limitano a fare correlazioni estremamente potenti tra grandi volumi di dati e a rielaborarli efficacemente». La capacità di generalizzare, infatti, richiederà un progresso scientifico significativo. Questo salto sarà fondamentale per migliorare l’affidabilità, la robustezza e la coerenza dei modelli.

 

Esistono numerose altre frontiere. L’intelligenza artificiale fisica, che sa prendere decisioni in base a flussi di dati che non si limitano al linguaggio ma che provengono da sensori, telecamere e radar, per guidare robot o auto senza pilota, richiede salti scientifici importanti. «È il tema dei modelli multimodali. Che sanno costruire una rappresentazione della realtà a tre dimensioni e prendere decisioni nello spazio. Qui c’è molta strada da fare». Allo stesso modo, resta difficile affrontare con successo il tema delle allucinazioni: «Questi modelli hanno un’incontrollabile tendenza a rispondere su tutto. Non sanno dire “non lo so”. È un problema che non ha una soluzione facile in vista». Navigli aggiunge poi che ha voluto reintrodurre un focus specifico sull’intelligenza artificiale industriale e sulle nuove proposte scientifiche provenienti da aziende. «Da questo punto di vista, l’Europa dimostra di portare avanti un approccio molto diverso da quello americano», dice Navigli. Che, con il suo team alla Sapienza, ha realizzato Minerva: «È il primo modello allenato in lingua italiana e concepito nello spirito europeo: Minerva è un modello aperto e lo resterà per sempre, non è affamato di energia elettrica, ed è trasparente sui dati che utilizza. In questo modo, può essere facilmente adattato: è possibile modificarlo cambiando i dati, aggiungendone di nuovi o rimuovendone alcuni». Questo approccio, inoltre, lo rende più rapido e affidabile. La strada è ancora lunga per i modelli europei, ma è aperta.

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Fonte: Il Sole 24 Ore