Al via lo sfratto del Centro Sociale Leoncavallo di Milano
La polizia sta eseguendo, con l’ufficiale giudiziario, l’ordine di sfratto emesso nei confronti dello storico centro sociale Leoncavallo a Milano. L’ordine era stato rinviato numerose volte.
Lo sfratto del centro sociale di via Watteau era stato rinviato un centinaio di volte e lo scorso novembre il ministero dell’Interno era stato condannato a risarcire 3 milioni ai Cabassi, proprietari dell’area, proprio per il mancato sgombero. Nei mesi scorsi l’associazione Mamme del Leoncavallo aveva presentato una manifestazione d’interesse al Comune per un immobile in via San Dionigi che poteva rappresentare un primo passo per lo spostamento del centro sociale dall’attuale spazio.
Proprio nei giorni scorsi il Leoncavallo ha aperto una raccolta fondi, anzi una «cassa di resistenza» per il suo «diritto ad esistere» dopo che era stato fissato lo sfratto dagli spazi che occupa dal 1994 in via Watteau. Per il mancato sgombero dell’area il ministero dell’Interno è stato condannato a pagare tre milioni di euro alla proprietà, l’immobiliare Orologio della famiglia Cabassi. E a sua volta ha chiesto un risarcimento dei tre milioni a Marina Boer, la presidente dell’associazione Mamme del Leoncavallo.
«Nel suo 50esimo anno di storia il Leoncavallo è sotto sfratto. L’attuale spazio di via Watteau», spiega sul proprio sito il Leonka, nato nel 1975 in via Leoncavallo, «rischia realmente di scomparire per sempre. Per questo abbiamo deciso di aprire una Cassa di Resistenza. Vi chiediamo di donare alla Cassa ognun* secondo le sue capacità…». Un appello «alle realtà antifasciste, alla società civile, alla sinistra milanese di schierarsi in difesa dell’autogestione con una donazione alla Cassa di Resistenza delle Mamme Antifasciste!» a cui ha già risposto l’Anpi provinciale di Milano che il centro ha ringraziato con una storia su Instagram per la donazione.
Fonte: Il Sole 24 Ore