Alberto Stasi, no alla revoca della semilibertà per l’intervista data a «Le Iene»

Alberto Stasi, no alla revoca della semilibertà per l’intervista data a «Le Iene»

Un’intervista, rimasta nei limiti della continenza, non basta per la revoca della semilibertà a fronte di un percorso, in carcere e fuori, riconosciuto come positivo da tutti gli operatori penitenziari. La Corte di cassazione ha depositato le motivazioni con le quali il 1° luglio scorsa ha rigettato il ricorso della Procura Generale presso la corte d’Appello di Milano contro l’ordinanza del 9 aprile che concedeva il beneficio ad Alberto Stasi, condannato in via definitiva per la morte di Chiara Poggi.

Ad avviso della procura, il Tribunale di sorveglianza non aveva adeguatamente valutato l’infrazione commessa da Stasi mentre usufruiva di un permesso premio, ottenuto nel marzo 2025, nel corso della quale il condannato aveva rilasciato un’intervista a «Le Iene», programma televisivo a diffusione nazionale, senza aver ottenuto l’autorizzazione. Un’iniziativa presa malgrado il beneficio fosse stato concesso solo per coltivare ragioni affettive. Il condannato aveva dunque «approfittato» dello spazio di libertà concessogli per conquistarsi «una tribuna pubblica» che non gli sarebbe spettata, oltretutto a fronte di nuove delicate indagini preliminari in corso sul medesimo omicidio, nè i giudici del riesame avrebbero valutato le possibili ricadute dell’intervista sul percorso trattamentale.

Le criticità della personalità

Per il Pm sarebbero state poi anche poco considerate «le criticità personologiche, già emerse all’atto della concessione del primo permesso premio, che non risulterebbero superate, apparendo semmai acuite alla luce dell’osservazione penitenziaria successiva, e che avrebbero dovuto formare oggetto, in vista del possibile avanzamento trattamentale, di ponderata rivalutazione». Una lettura contestata, con successo, dalla difesa di Alberto Stasi.

La Suprema corte valorizza il regime della semilibertà che presuppone, insieme all’avvenuta espiazione della necessaria quota parte di pena, una prognosi favorevole, proprio in virtù dei progressi fatti in ambito trattamentale, in merito alla possibilità di un graduale reinserimento nella società.

Fonte: Il Sole 24 Ore