Alla Design Week, materiali al centro: filiera tracciata, processi a basso impatto e durabilità

Alla Design Week, materiali al centro: filiera tracciata, processi a basso impatto e durabilità

Mai come quest’anno, di pari passo con una riflessione sempre più matura sul tema della sostenibilità (che cerca di superare gli approcci del mero greenwashing), i materiali (innovativi, moderni o della tradizione) con cui sono realizzati arredi, moduli e rivestimenti sono stati i protagonisti indiscussi del Salone del Mobile 2025 e del Fuori Salone con la Design Week e gli eventi satellite.

Visitando gli stand fra i padiglioni di Rho Fiera così come incontrando designer e aziende nei tanti “salotti” milanesi allestiti con installazioni ed eventi, abbiamo raccolto spunti e riflessioni che dimostrano una tesi. Più che nel passato, imprese, progettisti, designer, sviluppatori sono attenti alla qualità, provenienza e catena del valore che sta dietro a “ciò di cui è fatto” un prodotto. Segno di una sensibilità nuova, spinta forse anche dalle normative comunitarie e anche in Italia dai CAM (i criteri minimi ambientali da rispettare per le forniture negli appalti pubblici) così come da requisiti green sempre più richiesti anche dai committenti (più preparati del passato). Filiera tracciata, provenienza garantita, processi innovativi di produzione a basso impatto, durabilità come nuovo valore, uso di componenti vegetali o biobased o reimpiego circolare di scarti da filiera edilizia o da altri settori di produzione sono i termini chiave di uno storytelling che ha unito diverse interviste realizzate per questo articolo e in queste pagine. Luoghi e installazioni – in molti casi – non sono terminati con la giornata del Salone del Mobile ma sono ancora visibili o aperti in modo permanente.

Un viaggio tra innovazione e tradizione

Il punto di partenza è Materia 2.0, azienda comasca specializzata nella fornitura di materiali d’alta gamma per l’architettura, che ha inaugurato in via Marco Polo 9, zona Porta Nuova, uno spazio di 500 mq dedicati alla ricerca, alla progettazione e alla cultura della materia. Al suo interno, la materia ha voce, anima e memoria: 1.200 campioni, 5.000 pezzi esposti e oltre 15.000 prodotti a catalogo raccontano la storia di aziende manifatturiere e realtà artigianali italiane che collaborano per dare forma al design del futuro, puntando su ricerca avanzata, sostenibilità e valorizzazione del patrimonio materico. «Materia 2.0 – ci ha spiegato Fabio Pecora, founder general manager – è il punto d’incontro tra materiali della tradizione e innovazione avanzata con cui questi stessi materiali della tradizione vengono riproposti. Parliamo di un hub di conoscenza e formazione, organizzato anche per consentire una rapida interazione con i visitatori, grazie alla messa in mostra di campioni standardizzati in formato 20×20 cm, facilmente maneggiabili anche per superfici con spessori importanti, e corredati da pannelli informativi e QR code per accedere a dettagli tecnici e varianti». Fra i partner che lavorano sull’alta qualità spiccano Marca Corona, Cp Parquet, Botteganove e I Conci.

Tra accademia e industria

Henning Larsen in collaborazione con il Material Balance Research Lab del Politecnico di Milano, con il supporto della Ramboll Foundation, ha presentato alla Terrazza Bonardi (in via Bonardi 9) “Growing Matter(s)”, padiglione composto da 80 sfere di micelio, ognuna con la propria forma organica, a testimoniare la variabilità e la vitalità dei materiali bio-based. Ogni elemento dell’installazione – dalle superfici in micelio dalla texture organica alla struttura in ponteggi riciclati – riflette un nuovo approccio estetico, che abbraccia la variabilità e l’intelligenza dei sistemi naturali. «Si tratta – ci spiegano gli organizzatori – di uno sguardo su un futuro in cui la progettazione respira, si adatta e si evolve, e su processi creativi ridefiniti dal micelio, nella moda e nell’arredamento, nell’acustica e nell’architettura». Un luogo da scoprire ancora, perché sarà visitabile ancora in questi giorni e fino a Pasqua.

Fonte: Il Sole 24 Ore