Alla scoperta del Sulcis Iglesiente tra torri e tonnare
Gallerie a picco sul mare e ruderi affioranti dalle onde, villaggi di pescatori e fortini issati su scenografiche falesie, dove il mare incontra tradizioni millenarie. Per secoli le baie e i porti naturali dell’angolo sud-occidentale della Sardegna hanno visto navi partire con il loro carico di minerali estratti nelle miniere; oggi i borghi del Sulcis Iglesiente diventano una destinazione di turismo lento dove la tradizione si intreccia con la bellezza paesaggistica e l’unicità culturale di ognuno di essi. Da Portoscuso a Iglesias per arrivare sul mare di Carloforte e Sant’Antioco, ogni luogo regala un’esperienza che trasporta nell’atmosfera più autentica di questa ancora poco conosciuta porzione dell’Isola.
I Sentieri del Carignano, in cammino fra storia e vigneti
Per scoprire a passo lento il territorio dell’Iglesiente, l’itinerario “I Sentieri del Carignano del Sulcis” è sicuramente un buon inizio e offrendo ospitalità locale nelle posadas, strutture di accoglienza nelle quali è possibile pernottare gestite direttamente dalla Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara. Il percorso si sviluppa dalla città di Carbonia all’Isola di Sant’Antioco, attraverso i sentieri utilizzati in passato dai lavoratori delle miniere e combina paesaggi costieri, tradizioni minerarie e viticoltura per conoscere in modo privilegiato luoghi e borghi evocativi e profondamente radicati nella storia. Tante le tappe che rendono questo itinerario unico e ricco di fascino, dal sito archeologico di epoca fenicio-punica di Pani Loriga a Santadi alla Tonnara seicentesca di Portoscuso fino alla Grande Miniera di Serbariu, oggi riconvertita in centro culturale. Un’altra esperienza da aggiungere, infine, è una degustazione in cantina del Carignano del Sulcis, vino rosso dalla forte identità territoriale che si abbina perfettamente ai piatti della tradizione (il maialetto arrosto, i ravioli di ricotta o formaggio, il pane civraxiu, la zuppa di pesce) e i cui vitigni fanno da scenografia naturale a chi affronta questo cammino che non conosce stagionalità.
A Portoscuso per scoprire la civiltà del mare
Punto di collegamento fra la costa e l’isola di Carloforte, Portoscuso non è solo sinonimo di spiagge da sogno (come Caletta e Portopaglietto) e acque cristalline ma anche un borgo di 5mila abitanti con una ricca storia che si riflette in edifici come la cinquecentesca Torre Spagnola, che si erge nei pressi della Tonnara Su Pranu e della chiesa di Santa Maria d’Itria, ma anche nei segni della tradizione marinara visibili ad ogni angolo e nelle vecchie stradine acciottolate che riportano indietro nel tempo. Le sue origini risalgono a fine XVI secolo sotto la dominazione spagnola (il suo nome originale era Puerto Escuso, porto nascosto), quando il villaggio si popolò di pescatori e corallai sardi, siciliani, ponzesi marsigliesi e maiorchini. Una delle principali attrazioni principali di Portoscuso, tra le più antiche di tutto il Mediterraneo ancora esistenti: il piccolo villaggio fortificato costruito in pietra locale è oggi anche sede di eventi, visite guidate e percorsi culturali legati alla civiltà del mare e alla sostenibilità della pesca tradizionale.
A Tratalias e Iglesias per chiese e cattedrali
Un labirinto di vicoli lastricati e case in pietra che risplendono di storia: questa è l’immagine che caratterizza il borgo di Tratalias, il cui vecchio paese è noto per essere completamente disabitato, abbandonato dai suoi abitanti negli anni ‘80 e oggi meta turistica che avvolge con il suo fascino silenzioso segnato dagli archi “barocchi” testimoni degli antichi accessi alla cittadella. Da non perdere è l’ex cattedrale di Santa Maria di Monserrato, un gioiello di architettura romanica costruita fra 1212 e 1282, sede della diocesi di Sulci fino al 1503 dopo l’abbandono di Sant’Antioco e del litorale minacciati dalle incursioni saracene. Una tappa obbligata per chi ama la storia sacra è a Iglesias, la città più importante dell’Iglesiente, dove concedersi una passeggiata nel suo particolare centro storico fra stradine acciottolate e scorci pittoreschi e una visita alla cattedrale romano-gotica di Santa Chiara, che domina il panorama con le sue forme maestose.
A Gonnesa tra vecchie miniere e bellezze naturali
Situata nel cuore dell’Iglesiente, tra antiche miniere e splendide spiagge della costa occidentale sarda, Gonnesa affascina chi vi arriva: qui la storia industriale e le bellezze naturali si fondono in un connubio perfetto. Questo comune di oltre quattromila abitanti, descritto poeticamente da Gabriele D’Annunzio come “casette bianche rannicchiate ai piedi di un grande cono alpestre”, offre ai visitatori un patrimonio archeologico millenario, testimonianze dell’epopea mineraria e uno dei litorali più suggestivi della Sardegna sud-occidentale. Le radici storiche di Gonnesa si perdono nella notte dei tempi, con testimonianze di presenza umana che risalgono all’epoca prenuragica. Il nome stesso del paese, evolutosi da Connesium attraverso Connese e Connesa fino alla forma attuale, deriva probabilmente da una base paleosarda che significava colle o altura, indicando la posizione strategica del territorio tra le colline dell’Iglesiente. Poi arrivarono Fenici, Cartaginesi e Romani, attratti dalle straordinarie ricchezze minerarie del sottosuolo. Durante il periodo medievale, il villaggio apparteneva al Giudicato di Cagliari nella curatoria del Cixerri, per poi passare ai della Gherardesca e successivamente al Regno di Sardegna. Un elemento di particolare interesse storico è rappresentato dal graduale spopolamento del centro, documentato nei censimenti del XV secolo, seguito dalla rifondazione settecentesca operata dalla famiglia Asquer nel 1774. Un evento, questo, che segnò l’inizio di un nuovo capitolo nella storia di Gonnesa, con la creazione di un impianto urbanistico geometrico e razionale che caratterizza ancora oggi il centro storico.
Fonte: Il Sole 24 Ore