Allarme degli agricoltori: il parlamento blocca la sperimentazione delle coltivazioni resistenti agli shock climatici

Allarme degli agricoltori: il parlamento blocca la sperimentazione delle coltivazioni resistenti agli shock climatici

L’oscurantismo agricolo si manifesta in varie forme. Spesso con gli attacchi e la distruzione dei campi sperimentali come avvenuto nei mesi scorsi per le nuove varietà di riso nell’Oltrepò pavese o dei vigneti piantati con cultivar “resistenti” in Veneto. Altre volte, invece, basta solo un cavillo o un intoppo nei lavori parlamentari.

Appartiene proprio a quest’ultima categoria l’inatteso ritiro in Commissione Bilancio del Senato di un emendamento al Ddl di conversione del cosiddetto “Dl Economia” che avrebbe dovuto prorogare la sperimentazione in campo delle nuove varietà Tea, ovvero frutto di Tecniche di Evoluzione Assistita.

Cultivar resistenti agli stress idrici

Si tratta di nuove cultivar resistenti agli stress idrici (come la prolungata siccità) resi più frequenti col cambiamento climatico o alle sempre più diffuse fitopatie (minimizzando il ricorso alla difesa con prodotti chimici e di sintesi). Varietà che non vanno assolutamente confuse con i contestatissimi Ogm, perché sono frutto di tecniche che si limitano ad accelerare in laboratorio la ricerca delle tipologie di pianta più adatte nelle diverse produzioni agricole. Un processo che nei secoli gli agricoltori hanno da sempre effettuato empiricamente attraverso la selezione e le prove in campo.

L’allarme di Copagri

A dare l’allarme è stata la Copagri che ha denunciato i rischi legati alla mancata proroga. «Il possibile stop alla sperimentazione in campo delle Tecniche di Evoluzione Assistita-Tea, attualmente consentita fino a fine 2025 – ha commentato il presidente della Copagri, Tommaso Battista – è una doccia fredda per tutto il settore agricolo e il mondo della ricerca, che hanno da tempo imboccato con determinazione la strada dell’innovazione e del miglioramento genetico, condizioni fondamentali per aumentare la resistenza dell’agricoltura ai parassiti, permettendo al genoma delle piante di adattarsi con minore stress ai sempre più frequenti effetti del climate change».

Fonte: Il Sole 24 Ore