
Alzheimer: smart body individua i sintomi del disorientamento e aiuta i pazienti a tornare a casa
Il disorientamento spaziale è tra i primi campanelli d’allarme dell’Alzheimer. Un disturbo che impedisce ai meccanismi cerebrali dell’individuo di orientarsi, impedendo una rappresentazione mentale dell’ambiente circostante. Nelle fasi più avanzate della malattia, con la perdita graduale delle funzioni cognitive, le persone possono allontanarsi dalle proprie residenze senza meta apparente spinte da bisogni che, alla fine, restano insoddisfatti.
Proprio sul disorientamento topografico nella malattia di Alzheimer è stato condotto uno studio a cura di Davide Cammisuli, già ricercatore Airalzh (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) e professore a contratto presso la scuola di specializzazione in Psicologia clinica dell’Università Cattolica di Milano. Lo studio fa parte di uno dei numerosi progetti di ricerca finanziati da Airalzh in occasione del Bando AGYR (Airalzh Grants for Young Researchers) che l’Associazione, ogni anno, rivolge a giovani Ricercatori Under 40.
Uno smart body indossabile rileva parametri fisiologici e della marcia
Lo studio – effettuato all’interno di un giardino urbano – ha dimostrato, per la prima volta, una chiara alterazione della cognizione spaziale in pazienti con lieve declino cognitivo e biomarcatori per malattia di Alzheimer. Il disorientamento topografico, infatti, è molto spesso lamentato dal paziente e riferito dai famigliari anche nelle fasi che precedono l’esordio della malattia, ma non è mai valutato specificamente come possibile “predittore” comportamentale delle fasi successive connesse alla demenza di tipo Alzheimer, ove è manifesto un franco disorientamento spazio-temporale.
Il ricercatore si è avvalso di un apparato tecnologico innovativo – uno smart body indossabile dotato di sensori che rilevano parametri fisiologici e della marcia – che ha dimostrato la capacità di catturare una modificazione neurovegetativa a carico del sistema simpatico connessa al disorientamento cui spesso i pazienti (con lieve disturbo cognitivo dovuto a malattia di Alzheimer) vanno incontro. Tale accertamento è stato svolto attraverso test computerizzati comparati a deambulazioni svolte su percorsi urbani, in modo tale da simulare l’effetto di potenziale smarrimento nel percorrere le tappe di un determinato percorso.
Inoltre, grazie alla possibilità di monitorare in maniera non invasiva e da remoto (e, quindi, con vantaggi sia per il clinico/ricercatore che per il famigliare/caregiver) lo smart body è in grado di tracciare il percorso effettuato grazie ad un GPS e può essere implementato tramite soglie di alert o messaggistica istantanea in grado di ricondurre il paziente con deterioramento cognitivo presso la propria casa (o punto di partenza del percorso urbano) laddove possa andare incontro a smarrimento o aver commesso errori lungo il tracciato.
Fonte: Il Sole 24 Ore