Amazon verso una maxi emissione: pronto bond da 12 miliardi di dollari

Amazon verso una maxi emissione: pronto bond da 12 miliardi di dollari

Amazon prepara un’operazione sul mercato obbligazionario: punta a raccogliere circa 12 miliardi di dollari tramite un’emissione in sei tranche. È la prima volta dal 2022 che il gruppo torna a finanziarsi in dollari Usa. I proventi, a detta di Bloomberg, saranno destinati a varie finalità: acquisizioni, capex per l’Intelligenza artificiale (Ai) e riacquisto azioni. L’operazione è gestita da Goldman Sachs, JPMorgan Chase e Morgan Stanley. Secondo le prime indiscrezioni, la tranche a 40 anni dovrebbe prevedere un rendimento attorno a 115 punti base sopra i Treasury.

Corsa globale

Al di là dell’operazione in oggetto, appare chiaro come la corsa alle obbligazioni aziendali degli hyperscaler prosegua. Il colosso di Seattle, infatti, è in scia alle altre big tech: nelle ultime settimane Alphabet ha collocato 25 miliardi, Meta ha chiuso un’emissione strutturata da 30 miliardi (fino all’80% di bond) e Oracle ha raccolto 18 miliardi. Senza dimenticare, peraltro, che la stessa xAI di Elon Musk sarebbe a caccia – secondo Barron’s – di altri 20 miliardi attraverso uno Special purpose vehicle.

È un contesto in cui, a detta di alcuni esperti, le emissioni corporate globali entro fine anno potrebbero superare quota 6mila miliardi. Mentre, per il prossimo anno, JPMorgan prevede un nuovo record negli Stati Uniti: 1.810 miliardi di emissioni investment-grade. Al di là delle previsioni, che lasciano sempre un po’ il tempo che trovano , deve sottolinearsi come Amazon (il cui fondatore Bezos è tornato ceo con la startup Project Prometheus) stia intensificando – similmente a realtà quali Oracle, Meta, Microsoft e Alphabet – gli investimenti nel settore dell’Intelligenza artificiale. L’azienda, in tal senso, è il principale operatore globale nei servizi cloud: secondo Statista, nel terzo trimestre del 2025 la nuvola informatica del colosso dell’e-commerce ha il 29% della quota di mercato, ben oltre Microsoft Azure (20%) e Google Cloud (13%). I tre principali provider insieme rappresentano oltre il 60% del settore, lasciando ai concorrenti (Oracle ha il 3% dietro al 4% di Alibaba) percentuali marginali.

Debito e investimenti

In un simile contesto – dove l’indebitamento è l’effetto dei grandi investimenti infrastrutturali per l’Ai – ben si capisce perché il mercato vada avanti con i “piedi di piombo”. Storicamente le grandi piattaforme hanno potuto sostenere le spese in conto capitale facendo leva sui solidi flussi di cassa generati dalle attività operative. Tuttavia, l’attuale mole degli esborsi richiesti dal salto di scala dell’Artificial intelligence sta erodendo rapidamente questa capacità. Secondo la più recente analisi di Bank of America, gli hyperscaler avrebbero utilizzato, in media, il 72% del loro cash flow operativo per finanziare i Capex. E la traiettoria sembra destinata a salire. Le proiezioni per il 2026 parlano di oltre 500 miliardi di dollari in spese per infrastrutture digitali, con il consensus di mercato che indica come l’assorbimento del cash flow potrebbe superare il 90% nei prossimi anni. A questo scenario si aggiunge, poi, una variabile critica: il rischio degli investimenti incrociati, come quelli tra le big tech e OpenAI, che alimentano una domanda in parte auto-generata. Di fronte a questi segnali, gli investitori adottano un approccio più selettivo e prudente: per ottenere credito, le imprese devono offrire premi più elevati sul debito emesso. Così non stupisce che i Cds di questi colossi siano, nell’ultimo mese, balzati verso l’alto.

Fonte: Il Sole 24 Ore