
Andrea Bajani vince lo Strega: «anche i maschi devono contestare il patriarcato»
«Fare letteratura significa contraddire la versione ufficiale. Oggi la versione ufficiale è quella del patriarcato. Con L’anniversario ho voluto raccontare la necessità che anche i maschi lo contestino», ha affermato lo scrittore Andrea Bajani nel ninfeo di Villa Giulia, a Roma, nell’atto di ritirare il Premio Strega 2025, che si è aggiudicato con 194 voti.
E in effetti è proprio la rarità di uno scrittore uomo che si impegna ad analizzare attraverso la letteratura il sistema di potere che permea la società a partire dal suo elemento fondante, la famiglia, e gli effetti distruttivi che questo produce non solo sulle donne, ma anche sugli uomini, a stupire e a incuriosire chi legge L’anniversario (Feltrinelli). La contestazione qui prende la forma di un lungo ritratto della madre, raccontato attraverso analessi a partire dall’ultima volta che il narratore (che verosimilmente è l’autore) l’ha vista, e attraverso l’analisi degli effetti che le azioni di sua madre, e di suo padre generavano sul figlio.
Un ritratto non facile perché «Se non ho mai scritto su mia madre, né ho mai avuto un pensiero su di lei, è perchè per farlo va scorporata da mio padre», scrive. Per poterlo fare serve la finzione, un dispositivo che permetta di immaginare una donna così schiacciata da un uomo violento, dispotico ed egocentrico («lui voleva che lei fosse niente per potere lui essere qualcosa, e lei voleva essere niente perché essere niente era almeno qualcosa»), da diventare invisibile persino a sé stessa. Una donna che l’autore riesce a dipingere con grande efficacia e finezza psicologica. La madre non è morta, ma il protagonista da dieci anni si nega ai suoi familiari, dopo aver fatto perdere le sue tracce. Una scelta che non non vive con il senso di colpa di un abbandono, ma come un sottrarsi, come rivendicazione di un diritto, ha chiarito l’autore durante la cerimonia del più famoso premio italiano.
Attraverso una lingua levigata, epurata da emozioni e toni forti, e un’analisi impietosa di sé stesso, l’autore delinea la figura di una donna che «da sola non si riteneva sufficiente». Una donna che ha iniziato a vivere come dietro a un vetro insonorizzato, convintasi di essere così insignificante che di rimando lo è diventato anche tutto ciò che la circondava, figli compresi. Che per non vivere nella paura si è murata nell’indifferenza. Un’analisi penetrante nella prima parte del libro, che però si appiattisce sulla seconda, meno risolta e meno convincente, per esempio nell’interpretazione della scena, di per sé molto potente, di quando la madre, per non contrariare il padre che voleva partire in vacanza e che aveva ormai chiuso il rubinetto generale dell’acqua, si lava i denti immergendo lo spazzolino nel wc. Se lo scopo fosse stato solo quello di non contrariare il padre, perché non rinunciare semplicemente a lavarsi i denti? L’autore accenna solo a una «familiarità con l’abiezione», ma più che abiezione pare autolesionismo, masochismo, e forse si sarebbe potuto aprire con questo gesto un nuovo campo di indagine sugli effetti della violenza su chi la subisce. Così come l’idea che il padre ritenesse di farsi amare attraverso la violenza è poco convincente.
Parla invece del padre, della padre-terra, della depressione del padre e di un padre putativo (lo scrittore Raffaele La Capria) il libro che si è classificato secondo: Perduto è questo mare (Rizzoli, 133 voti) . Mentre Nadia Terranova, per la seconda volta finalista allo Strega, è arrivata terza con Quello che so di te (Guanda, 117 voti), anche in questo caso un ritratto fammiliare, quello della bisnonna internata in manicomio per 11 giorni nel 1928. Quarto Paolo Nori, con Chiudo la porta e urlo (Mondadori, 103 voti), in cui le poesie di Raffaello Baldini diventano racconto e non molto distante al quinto posto l’anestesista esordiente Michele Ruol con Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa, 99 voti) racconto attraverso gli oggetti che gli sono appartenuti, dei due figli che una coppia ha perso.
Fonte: Il Sole 24 Ore