
Antiriciclaggio e antiterrorismo: il non profit finisce nel mirino
Il mondo del non profit internazionale entra nel mirino dell’antiriciclaggio. A segnare un passaggio epocale – fino a oggi tutto il sistema del terzo settore era rimasto ai margini dalla disciplina di prevenzione del lavaggio di denaro sporco – è il testo del decreto fiscale Omnibus in materia economica approvato lo scorso venerdì dal Consiglio dei ministri.
Comitato di sicurezza finanziaria
Dalla lettura dell’articolato, che va a incidere sia sul Dlgs 231 del 2007 (prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio ) sia soprattutto sul Dlgs 109 dello stesso anno (contrasto del finanziamento del terrorismo e dell’attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale), emerge la forte “spinta” dell’attualità. Interessato alle modifiche è infatti il Comitato di sicurezza finanziaria – istituito presso il Mef nel 2001 in funzione antiterrorismo, competenze poi estese all’antiriciclaggio nel 2007 che, «ferme restando le competenze specifiche delle singole autorità» che lo compongono (tra le altre, rappresentanti dei vertici di Gdf, Polizia e Carabinieri, della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo), diventa «punto di contatto centrale per rispondere alle richieste internazionali per le questioni inerenti al rischio di abuso per finalità di finanziamento del terrorismo degli enti non profit».
A ulteriore riscontro dell’incalzare delle dinamiche internazionali, poche righe più avanti la modifica al Dlgs 109 sottolinea che il «punto di contatto» deve fornire risposte «tempestive» ai solleciti che arrivano da autorità e agenzie estere. A completare questo primo “spotlight” sul Terzo settore (già al centro tre anni fa degli scandali Quatargate e Maroccogate dentro le istituzioni unionali), la nuova norma indica tra i compiti del Csf anche quello di «condurre attività di sensibilizzazione circa il rischio cui potrebbero essere esposti gli stessi enti non profit».
Sanzioni
Tra le pieghe del decreto Omnibus spiccano poi altre modifiche alle procedure di collaborazione internazionale – versante amministrazione italiana – soprattutto in materia di sanzioni. A questo proposito, l’area di intervento della prevenzione si allarga anche alla materia del «finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa» che va ad affiancarsi al «terrorismo» – target delle norme internazionali a partire dall’attentato alle Torri Gemelle del 2001.
Molto importanti, qui, le ricadute sui cosiddetti «soggetti obbligati» dell’antiriciclaggio. Il Comitato di sicurezza finanziaria «identifica, analizza e valuta il rischio nazionale di finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa inteso come il rischio di mancata applicazione e di evasione delle sanzioni finanziarie mirate, connesse al finanziamento della proliferazione di armi di distruzione di massa». L’analisi avrà cadenza triennale, salvo il Csf decida di rinnovarla prima.
Fonte: Il Sole 24 Ore