
Antonelli guida l’Italia al podio: McLaren delude, Verstappen unico rivale del vincitore Russell
Quando a Leclerc arrivano gomme più fresche, si tratta comunque di medie, diventa difficile pensare che su 70 giri avrebbe potuto fare la differenza, specie con una strategia a una sola sosta. Non sembra plausibile crederci né con le medie, né tantomeno con le hard con cui aveva iniziato la corsa. Inoltre, secondo il regolamento che prevede l’utilizzo di due mescole diverse per ogni gara, una opzione del genere non sarebbe stata ipotizzabile per nessuna delle monoposto.
A metà gara inoltrata, Verstappen è stato il primo dei 20 piloti a rientrare per il secondo pit stop, replicando la strategia iniziale. Anche questa volta il team aveva verificato che il gap con Kimi Antonelli si era ridotto a una quota pericolosa. Al giro 40 entrambi avevano, quindi, già completato la seconda sosta, mantenendo le rispettive posizioni: un’operazione riuscita per un soffio, con l’obiettivo di garantirsi il podio.
Nell’ultimo stint non accade nulla che possa sparigliare le carte. I binari di una prova canadese che, ogni volta che si corre in assenza di precipitazioni, è dimostrato si riveli un po’ monotona, hanno portato i risultati attesi salvo il già citato imprevisto di Norris. Da un lato le Mercedes discretamente imprendibili con in mezzo un arrabbiato e caparbio Verstappen. A ruota le due McLaren, con Piastri davanti che aveva bisogno di restare sempre davanti al compagno di box per proteggere e aumentare i dieci punti di margine nel mondiale piloti.
Seguono le due Ferrari, tuttavia con Leclerc sesto e Hamilton settimo fino al papatrac arancione che consente a entrambi di avanzare di una posizione (quindi e sesti sulla bandiera a scacchi): eppure il sette volte campione si era qualificato quinto con oltre tre decimi di margine nella decisiva Q3. Un altro week-end che verrà ricordato come negativo, ma d’altra parte non ci saranno probabilmente significative sorprese fino alla pausa estiva. Di fatto, ad ingrigire la giornata, si aggiungono sia la considerazione della perdita del secondo posto del mondiale costruttori a favore di Mercedes: ora insegue la stella a tre punte con sedici punti di ritardo. E per alcuni, probabilmente, il rimpianto di non aver dato fiducia ad Antonelli al momento giusto.
La fine gara, come spiegato, è stata particolarmente nervosa, per non dire “stupida” come se lo è detto da solo peraltro l’inglese della McLaren. Quando mancavano cinque giri, i due hanno iniziato a prendersi a cazzotti, ma non si chiamano certo Prost e Senna. E in palio c’erano solo due punti. Dopo un po’ di tira e molla e falliti tentativi di sorpasso, Norris al giro 67, in piena accelerazione, tocca il posteriore sinistro di Piastri e finisce pure contro il muretto. Ne consegue un danno notevole e una pioggia di carbonio in rettilineo. Inevitabilmente, entra la safety car che di fatto mette fine alla domenica con un arrivo in fila indiana, dietro alla solita Aston Martin che ha portato i piloti più svegli in passerella. Un errore alquanto imperdonabile che, a detto dello stesso pilota via radio, si attribuisce totalmente da solo. Così da dieci punti di svantaggio, il gap è aumentato a favore di Piastri perché Norris, con un ritiro, non ne prende neanche uno.
Fonte: Il Sole 24 Ore