
Apple e Amazon intascano utili per 42 miliardi, ma temono la bufera dei dazi
La posta in gioco per Apple è sicuramente alta: più analisti stanno rivedendo le prospettive di utili dell’azienda al ribasso (del 15%) a causa delle escalation nelle tensioni commerciali, se non ci saranno svolte politiche. E sottolineano che anche dirottando l’intera produzione attuale di iPhone in India la stima è che possa coprire non più della metà della domanda Usa, cosa complessa perchè parte di quella produzione è destinata al mercato domestico indiano e perchè espandere o costruire nuove oprazioni manifatturiere richiede tempo, con l’India che ha network logistici e produttivi considerati parecchio inferiori a quelli cinesi.
Apple ha riportato nel frattempo aumenti delle vendite del 5% a 95 miliardi nel trimestre tra gennaio e marzo. I profitti sono stati pari a 24,8 miliardi, a loro volta in rialzo di circa il 5 per cento. I ricavi del prodotto di punta, l’iPhone, sono lievitati del 2% a 46,8 miliardi, aiutati dal debutto di una versione semplificata del suo ultimo modello, l’iPhone 16e. Il mercato cinese ha però continuato a contrarsi per Apple, con un calo di circa il 2% a 16 miliardi a vantaggio di marchi locali, e la piazza cinese rimane la terza per importanza nella classifica delle vendite dopo Usa e Europa. L’attività del gruppo nei servizi è cresciuta di un solido 12% a 26,6 miliardi.
Tra le altre sfide che innervoscono gli osservatori, i rischi di recessione negli Usa, che potrebbero danneggiare gli acquisti dei gadget più cari motore dei profitti di Apple. Versamenti annuali da 10 miliardi da Google per essere il motore di ricerca di default sul browser di Apple sono stati bocciati dall’antitrust e potrebbero quindi evaporare. Un giudice federale ha anche trovato Apple in violazione di una sentenza su pratiche scorrette nel suo App Store, riferendo il caso, nato da un ricorso di Epic Games, per una possibile inchiesta penale. Apple ha presentato appello. L’azienda continua inoltre ad apparire in ritardo sulla frontiera dell’intelligenza artificiale.
Amazon ha evidenziato una simile tenuta odierna nei conti combinata con nubi all’orizzonte. Ha messo a segno un giro d’affari che, grazie all’aumento del 9%, ha raggiunto i 155,7 miliardi. I profitti sono stati di 17,1 miliardi. Jassy ha indicato che finora i prezzi medi dei prodotti venduti sulla sua piattaforma di e-commerce non sono cambiati in modo significativo, nè la domanda è diminuita. Efftti shock sono tuttavia affiorati, quali “acquisti concentrati in alcune categorie che potrebbero indicare la creazione di scorte prima dell’impatto dei dazi”.
Altre attività hanno dato prova di forza senza brillare troppo. La divisione Amazon Web Services, re del cloud computing e pilastro della redditività, è cresciuta del 17% a 29,3 miliardi, rimanendo tuttavia leggermente al di sotto delle previsioni. Le entrate pubblicitarie sono lievitate del 18%, meglio del previsto.
Fonte: Il Sole 24 Ore