
Armi all’Ucraina, dall’Italia a Francia e Germania: come si stanno muovendo i paesi Ue
Un Piano Marshall per Kiev e un salto di qualità nell’azione contro Mosca, con maggiore pressione e deterrenza. Sono questi i due filoni, il primo più strettamente economico, il secondo maggiormente connesso al’aspetto della difesa dell’Ucraina, che hanno tenuto banco in occasione della due giorni della Conferenza per la ricostruzione che si è svolta a Roma (dopo Lugano, Londra e Berlino), peraltro in contemporanea con un nuovo vertice dei Volenterosi. Il presidente Usa Donald Trump ha deciso di sbloccare il pacchetto di munizioni destinate all’Ucraina, dopo che pochi giorni era giunto uno stop dal Pentagono. Gli Stati Uniti, ha chiarito, forniranno armi a Kiev, tramite la Nato, sottolineando che «a pagare sarà l’Alleanza al 100 per cento».
La Conferenza per la ripresa dell’Ucraina potrebbe segnare un cambio di passo nella strategia del fronte occidentale che sostiene la resistenza di Volodymyr Zelensky. Il debutto degli Usa fra i Volenterosi ha dato un peso diverso alla coalizione guidata da Francia e Gran Bretagna, che hanno annunciato di aver pronto un piano di peacekeeping pronto a scattare quando arriverà il cessate il fuoco.
Ecco in dettaglio alcune delle soluzioni annunciate nelel ultime ore.
La regia di Francia e Gran Bretagna sui Volenterosi: forza di peacekeeping postbellica
È infatti “unità” il messaggio immediato della call che dai saloni della Nuvola di Fuksas della Conferenza per la Ripresa dell’Ucraina a Roma si è collegata a Northwood, in Regno Unito, con Keir Starmer ed Emmanuel Macron per fare il punto sui Volenterosi per Kiev. Perché per la prima volta, al formato hanno partecipato anche gli Stati Uniti con l’inviato di Trump, Keith Kellogg. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo Trump, e il suo equilibrismo tra Mosca e Kiev. Dal Regno Unito è giunto il segnale di una svolta anche operativa dei Volenterosi: dopo aver evocato “più pressione” su Putin, Keir Starmer ed Emmanuel Macron hanno annunciato che i piani per la forza di peacekeeping postbellica dei volenterosi «sono pronti», e che un quartier generale della coalizione è già aperto a Parigi. Francia e Regno Unito hanno previsto anche un potenziamento fino a 50mila uomini della forza di reazione rapida franco britannica che, sempre secondo Marcon, potrebbe servire come «nucleo per pianificare le forze di rassicurazione da eventualmente impiegare in Ucraina come parte di un futuro cessate il fuoco». A stretto giro dalla Russia è giunto un messaggio chiaro: lo schieramento di un contingente europeo in Ucraina è «inaccettabile», ha sottolineato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in merito al possibile impiego di truppe di cui ha parlato il presidente francese Emmanuel Macron.
La Germania tratta con gli Usa l’acquisto di Patriot da girare all’Ucraina
Il governo federale tedesco intende acquistare dagli Stati Uniti sistemi di difesa aerea Patriot per metterli a disposizione dell’Ucraina: lo ha confermato il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Durante un incontro con i giornalisti a margine della conferenza sull’Ucraina, Merz ha rivelato di averne già parlato con il presidente Trump: «Gli americani ne hanno in parte bisogno anche loro, ma ne hanno molti». Merz ha aggiunto che i due ministri della Difesa sono impegnati a negoziare proprio questa possibilità. A fine maggio la Germania, che è il secondo maggiore fornitore di armi all’Ucraina proprio dopo gli Usa, ha annunciato con Kiev un memorandum di intesa per l’acquisito e lo sviluppo di missili a lungo raggio (dopo che non ha inviato i Taurus promessi), realizzati da produttori ucraini in patria e in parte anche sul suolo tedesco. Per fermare l’avanzata russa in Ucraina, l’Eurocamera ha chiesto alla Germania di fornire al più presto i suoi missili a lungo raggio Taurus all’esercito di Kiev. Più in generale, Merz ha detto che l’esercito tedesco, la Bundeswehr, «deve ricevere rapidamente tutto ciò di cui ha bisogno per difendere la Germania», con l’intenzione di accelerare la legislazione e le procedure di approvvigionamento.
Fonte: Il Sole 24 Ore