Arnaldo Pomodoro, addio allo scultore dagli inconfondibili squarci cuneiformi
La Fondazione
’’La Fondazione, nata da questa visione e forte della direzione tracciata da Arnaldo Pomodoro nel corso di trent’anni, continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società Mancherai a tutti noi Arnaldo e faremo tesoro dei tuoi insegnamenti’’, aggiunge poi Montebello.
I due fratelli
Arnaldo Pomodoro, fratello maggiore di Giorgio “Gio” Pomodoro, anche lui sculture, fa dapprima studi da geometra per scoprire presto la sua passione per il metallo e la scultura. Orafo in un primo momento, è negli anni Cinquanta che inizia a realizzare le prime grandi forme dopo il trasferimento a Milano dal 1954 quando inizia a tessere le sue trame segniche in rilievo creando situazioni visive al limite tra bi-dimensione e tridimensione. ”Per me – aveva raccontato l’artista già ultranovantenne – è stato un periodo fittissimo di scambi intellettuali”.
Lucio Fontana
Con Lucio Fontana ed altri fonda il gruppo Continuità. Oggi le sue opere sono esposte ovunque nel mondo. L’ultima grande mostra nel 2023 in collaborazione con Fendi, al Palazzo della Civiltà Italiana, maison che aveva anche scelto una delle sue opere ambientali più significative, Ingresso nel labirinto, per la sede di Via Solari a Milano.
La sua poetica
Il primo linguaggio scultoreo di Pomodoro è fatto di altorilievi, attraversati da una scrittura cuneiforme, arcaica, simbolica. Una “scrittura del tempo”, come la definì. A partire dagli anni Sessanta, inizia a lavorare a forme geometriche solide utilizzando bronzo, piombo, stagno e cemento: i materiali scelti da Pomodoro sono sempre strumenti di una ricerca filosofica- sfere, cubi, cilindri, dischi, coni – costruite in bronzo lucente, poi spezzate, aperte, squarciate.
L’esterno è perfetto e levigato, l’interno è disordinato, tecnico, organico: una metafora plastica del contrasto tra apparenza e sostanza. Questa dialettica diventerà la cifra stilistica di Pomodoro.
Fonte: Il Sole 24 Ore