
Arredo, con dazi al 15% aumento del 6% dei prezzi al consumatore
Mentre si rincorrono le voci di un possibile accordo fra l’Unione europea e gli Stati Uniti per una mediazione al 15% sui dazi, le imprese del settore arredamento ribadiscono che, finora, a fare più danni è stata l’incertezza: dopo un marzo molto positivo che, con un aumento del 4,8% delle esportazioni verso gli Usa, rispetto al marzo del 2024, aveva fatto recuperare l’andamento del primo trimestre (a +3%), sono seguiti un aprile ancora positivo (+1,4%) e un maggio di pesante calo, del 6,6%.
L’effetto dei dazi
Segno che l’effetto dazi c’è già e che le aziende, a questo punto, aspettano solo di potersi sedere al tavolo con i propri dealer e partner americani per iniziare a ragionare su come ridurre il più possibile l’impatto dei dazi sui consumatori e, al tempo stesso, il danno per produttori e rivenditori o importatori, come ha spiegato Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, intervenendo al programma «Focus» di Radio 24-Il Sole 24 Ore TV.
«È una banalità dire che se non ci fossero saremmo tutti più contenti – ha detto Feltrin -. Ma se verrà confermato, mi auguro nel più breve tempo possibile, quel 15 % che leggiamo sui giornali, almeno avremmo una percentuale definita e le aziende comincerebbero a prendere le dovute contromisure su un dato certo. Togliere quel dazio occulto che è l’incertezza è pur sempre un inizio».
Mercato Usa secondo per il settore
Il mercato Usa, ha aggiunto Feltrin, è il secondo mercato in assoluto per il settore arredo e il primo extra Ue, con un valore pari a 1,7 miliardi di euro. «È un mercato strategico per il nostro settore, in cui perderemmo competitività, considerando che la ricaduta più diretta sarebbe sul consumatore finale americano». Secondo le prime stime di FederlegnoArredo, un dazio secco del 15% all’importazione potrebbe tradursi iun aumento del 6% del costo finale al consumatore.
«Non è l’ideale ma, in questo caso, si tratta di un valore tutto sommato gestibile dalle nostre aziende – aggiunge il presidente Fla -. Purtroppo, quello che potrebbe peggiorare davvero questa situazione già complessa, è la perdita di potere d’acquisto del dollaro verso l’euro, con una svalutazione che da inizio anno è arrivata al 13% e che potrebbe toccare il 20-25% nella primavera del 2026. Questo scenario sarebbe ben più grave dell’introduzione del dazio».
Fonte: Il Sole 24 Ore