Arriva a Parigi la mostra «Du Coeur à la Main» di Dolce&Gabbana

Arriva a Parigi la mostra «Du Coeur à la Main» di Dolce&Gabbana

Apre il 10 gennaio a Parigi, negli spazi maestosi del Grand Palais, l’esposizione Du Coeur à la Main, tappa francese della mostra, curata da Florence Müller, dedicata alla varietà e maestosità espressiva dell’alta moda, alta sartoria e alta gioielleria di Dolce&Gabbana. Oltre duecento gli abiti e trecento gli accessori esposti, in ben mille e duecento metri quadri di scenografia. La scorsa primavera, a Palazzo Reale, con il titoloDal cuore alle mani, il medesimo progetto, prodotto da Img con la dovizia di mezzi di solito riservata ad un kolossal cinematografico, è stato a buon diritto un assoluto blockbuster.

Portare la moda nel museo è sempre una operazione delicata. Se da un lato l’esposizione statica consente di apprezzare da vicino la finezza della fattura e la ricchezza dei dettagli di tutte le creazioni, dall’altro va perduta la dimensione essenziale del movimento, la sola capace di animare gli abiti rivelandone l’intima ragion d’essere di livrea che copre e comunica. I manichini congelano la moda, arte del tempo e dello spazio; immersa in tableau che inducono alla contemplazione, essa diventa certamente altro. È proprio su quell’altro che si concentrano Dolce & Gabbana, inventando una forma espressiva che risucchia lo spettatore, portandolo all’interno di narrazioni e situazioni avvolgenti, dall’atelier alla basilica splendente di mosaici, con risultati notevoli che mescolano stupore, celebrazione e sorpresa. L’intento scientifico dello studio è intenzionalmente trascurato a favore di una ricognizione squisitamente emozionale che arriva dritta la punto. La risposta entusiasta del pubblico, soprattutto dei non addetti ai lavori, è un riconoscimento di tale approccio.

Nel riproporre la mostra a Parigi, si può leggere però anche un disegno forse meno evidente ma di certo assai ficcante, verrebbe quasi da dire sedizioso: la rivendicazione di una orgogliosa italianità, non provinciale ma al contrario sconfinata, nella città che è l’epicentro vero e riconosciuto della haute couture, e che sovente guarda a tutto ciò che sta a sud delle alpi con un pizzico di alterigia.

Domenico Dolce e Stefano Gabbana, invece, invadono pacificamente un luogo simbolo della Ville Lumière con un peana a quel che le mani italiane riescono a fare, ossia trasferire il sentimento nella materia. Spiega Florence Müller, riassumendo la linea curatoriale: «Una cosa che Domenico Dolce e Stefano Gabbana amano è rendere omaggio alla passione di quanti creano bellezza attraverso l’uso intelligente delle mani». Il percorso espositivo si snoda attraverso undici set-up tematici che amplificano le ispirazioni e sottolineano le radici di singole collezioni. Si va dal fatto a mano ai sogni di divinità, dall’architettonico alle tradizioni siciliane, dall’opera ai vetri veneziani. Nel rutilare di colori, materie, decorazioni, ricami, la stanza che spicca però è tutta bianca, in omaggio agli stucchi spumosi di Giacomo Serpotta: insieme pausa, nuovo punto di partenza e affermazione di un barocchismo calmo ma pieno di pathos.

Fonte: Il Sole 24 Ore