Art Basel Awards 2025: Formafantasma e Barbara Casavecchia gli italiani premiati

Art Basel Awards 2025: Formafantasma e Barbara Casavecchia gli italiani premiati

Gli italiani Formafantasma e Barbara Casavecchia sono tra i 36 premiati – annunciati il 15 maggio – degli Art Basel Awards, il nuovo riconoscimento della fiera svizzera dedicato all’eccellenza nel mondo dell’arte contemporanea, che celebra non solo gli artisti ma anche le figure chiave dell’ecosistema artistico, dai curatori ai filantropi, dai tecnici ai storyteller e mira ad un approccio interdisciplinare che mette in dialogo moda, design, musica, film, arti performative.

Gli italiani

Lo studio Formafantasma, fondato da Andrea Trimarchi (1983) e Simone Farresin (1980), è stato premiato nella categoria “Cross-disciplinary Creators” per il loro approccio pionieristico che unisce design, arte e critica sociale. Con i loro progetti i due designer esplorano temi cruciali come la sostenibilità e la storia dei materiali, ridefinendo il ruolo del design nel contesto contemporaneo. Barbara Casavecchia è una critica e curatrice indipendente, vive tra Milano e Venezia, insegna all’Accademia di Brera e Naba, è editor in chief di Mousse e ha scritto per riviste di settore e non come frieze, Art Review, Art Agenda, Mousse, D/La Repubblica, Spike.

Il funzionamento del premio

Con l’intento di creare opportunità di collaborazione nel panorama culturale, tutti i premiati avranno accesso alla rete globale di Art Basel, a opportunità di partnership e a riconoscimenti attraverso campagne di visibilità globale durante tutto l’anno. I premiati saranno celebrati in occasione di un ricevimento il 19 giugno al Kunstmuseum Basel e parteciperanno, inoltre, all’Art Basel Awards Summit, che debutta il 20 giugno durante Art Basel a Basilea, pensato per amplificare la consapevolezza del loro lavoro e del loro impatto nella sfera culturale.
I 36 premiati voteranno per selezionare tra loro stessi 12 cosiddetti “Gold Medalists”, di cui sei all’interno delle tre categorie di artisti (“Icon”, “Established” ed “Emerging”) e sei tra le altre categorie (Cross-disciplinary Creators, Patrons, Institutions, Curators, Allies, Media and Storytellers). I “Gold Medalists” saranno annunciati in occasione di Art Basel Miami Beach a dicembre 2025. I sei artisti vincitori riceveranno un premio monetario pari a 300mila dollari, diviso in 50mila euro ciascuno. Per gli artisti Emerging ed Established sarà un onorario senza restrizioni, mentre per gli artisti Icon sarà inteso come donazione da destinare a un’organizzazione di loro scelta. Inoltre, i Gold Medalist nella categoria Established Artist riceveranno un’importante commissione pubblica che debutterà ad Art Basel a Basilea nel 2026.

I premiati

Tra gli artisti iconici ci sono pionieri della Black Art come l’americano David Hammons e l’inglese Lubaina Himid, che rappresenterà la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia nel 2026. C’è l’artista concettuale Adrian Piper, che ha confrontato il pubblico con tematiche di genere, razza e società, e Cecilia Vicuña, con la sua pratica basata su saggezza indigena e attivismo ambientale. Tra gli artisti affermati ci sono il ghanese Ibrahim Mahama, ben noto in Italia (rappresentato da Apalazzo), così come il cinese Cao Fei e l’artista di Singapore Ho Tsu Nyen. Tra gli emergenti, invece, troviamo la filmmaker dall’Uzbekistan (un paese che sta entrando sempre di più nella mappa dell’arte) Saodat Ismailova, 44 anni, che rievoca la storia dell’Asia centrale con protagoniste le donne, e Meriem Bennani, a cui la Fondazione Prada ha da poco dedicato una mostra personale.

La selezione dei premiati riflette una visione globale del mondo dell’arte. Tra le istituzioni ci sono Jameel Art Center, con sede a Dubai e Gedda e Raw Material Company, con sede a Dakar. Altrettanto globali i giurati, che includono Vincenzo de Bellis e altri nomi noti del mondo dell’arte occidentale come Elena Filipovic e Hans Ulrich Obrist, ma anche la sceicca Hoor Al Kasimi (Sharjah Art Foundation), il curatore dell’ultima Biennale Adriano Pedrosa, Suhanya Raffel dall’M+ Museum di Hong Kong, Philipp Tinari dall’Ucca di Beijing e Shanghai, fino alla compianta Koyo Kouoh, scomparsa prematuramente pochi giorni fa, a un anno dal suo incarico come curatrice della Biennale di Venezia.

Fonte: Il Sole 24 Ore