Art Basel celebra 20 anni a Miami e progetta marketplace

A meno di un mese dal lancio di Paris+ par Art Basel, la fiera svizzera annuncia i dettagli per la prossima edizione di Art Basel Miami Beach, che si terrà dal 1° al 3 dicembre, con anteprima per i collezionisti il 29 e 30 novembre al Miami Beach Convention Center.
Si tratta del 20° anniversario dell’edizione americana, che la fiera celebra con la più ampia partecipazione mai registrata: 283 gallerie da 38 paesi, inclusi 26 nuovi partecipanti, come ad esempio Sophie Tappeiner da Vienna, P21 da Seoul, Sultana da Parigi. Alcune gallerie condivideranno lo stand, come la brasiliana A Gentil Carioca e l’africana Goodman Gallery, oppure Bridget Donahue di New York e Hannah Hoffman di Los Angeles. Tra le gallerie che ritornano dopo una pausa, talvolta dovuta alla pandemia, ci sono l’italiana Lia Rumma, Karma International da Zurigo e Barbara Thumm da Berlino.

Nella sezione Positions, dedicata a mostre personali di artisti internazionali emergenti, ci saranno 19 solo shows con 11 nuovi partecipanti. Tra le giovani proposte si troveranno nuovi dipinti di Tonia Nneji, classe 1992, un’artista nigeriana che indaga il corpo femminile e anche il dolore legato a malattie croniche come la sindrome dell’ovaio policistico (Rele Gallery), mentre la galleria And Now, che partecipa per la prima volta, presenterà i dipinti materici astratti di Leslie Martinez, che nella sua produzione è influenzata dalla sua esperienza di vita al confine tra Stati Uniti e Messico.

In 20 anni di presenza a Miami la fiera vanta di aver creato un ponte tra l’arte dell’America settentrionale e meridionale, ma anche di aver giocato un ruolo importante nella trasformazione culturale della città, come ha sottolineato il Global Director Marc Spiegler nel comunicato dell’evento. In passato la città ha investito 620 milioni di dollari nella ristrutturazione e ampliamento del centro congressi dove si svolge la fiera, con la prospettiva di un impatto economico sulla città di 5 miliardi in 30 anni, secondo quanto riporta il South Florida Business Journal.

I progetti digitali

Dal canto suo, la fiera continua a sforzarsi a creare opportunità di business per le gallerie partecipanti per mantenere il suo ruolo di leader tra le fiere internazionali. Da ultimo, alcuni annunci di lavoro pubblicati dal gruppo MCH, proprietario della fiera, hanno fatto supporre che la fiera stia creando un marketplace online per le gallerie che funzioni 365 giorni l’anno, anche al di fuori degli appuntamenti fieristici. La supposizione è stata avanzata dalla newsletter The Canvas, che ha notato diversi annunci di ricerca di esperti digitali. Per esempio, tra i profili ricercati c’è un associato alle relazioni con le gallerie digitali, le cui responsabilità includerebbero “l’acquisizione di gallerie per entrare a far parte della piattaforma di mercato”. Un altro post per un responsabile delle relazioni con la comunità digitale afferma che i candidati dovranno “gestire gli account della galleria”. Altri ruoli pubblicizzati includono un manager del servizio clienti digitale e un analista di business digitale, il cui ruolo include “migliorare le prestazioni del mercato”.

La fiera non ha rivelato dettagli riguardo all’iniziativa e ha così commentato la notizia: “Con l’evolversi del mercato dell’arte, Art Basel esplora continuamente nuovi modi per supportare ulteriormente le gallerie attraverso nuovi formati digitali complementari alle fiere fisiche, per aiutare le gallerie ad entrare in contatto con un pubblico più ampio possibile. Come sempre, comunicheremo i dettagli di eventuali nuove iniziative una volta confermate”. L’innovazione digitale è già da prima della pandemia parte integrante della strategia del gruppo MCH. Già nel 2019 si parlava della creazione di comunità che andassero oltre gli eventi fisici per internazionalizzare il business. La pandemia ha messo l’online al primo posto, sebbene nell’ambito delle fiere d’arte non abbia avuto il successo sperato. Il ritorno alle fiere fisiche è stato salutato con grande entusiasmo dalla comunità dell’arte e dai collezionisti, perché, al di là del business, la fiera vive di incontri e scambi interpersonali.

Fonte: Il Sole 24 Ore