Art Basel Paris, segnali di ripresa nel clima di flessione. Karim Crippa nuovo direttore
La flessione
“Nei primi sei mesi dell’anno abbiamo avuto una flessione significativa” ha commentato Vincenzo De Bellis, Chief Artistic Officer e Global Director of Art Basel Fairs. “Poi, subito dopo la pausa estiva, le cose hanno iniziato a muoversi significativamente, anche più di quanto ci si potesse aspettare. Questo non vuol dire che il mercato non sia in flessione, perché ovviamente lo è, però, sia le fiere a New York, sia le notizie da Londra la settimana scorsa, sia le aste hanno dato segnali molto positivi.” Ma che cosa ha stimolato questa ripresa, se di ripresa si può parlare? “Difficile dirlo. Io penso che un momento di flessione sia naturale dopo più o meno 15 anni di crescita costante e, per molti aspetti, anche smisurata. Sicuramente gli aspetti di geopolitica internazionale hanno influito sulla flessione e, sicuramente, il ricambio generazionale. Oggi stanno nascendo nuovi collezionisti che hanno un price point e gusti diversi, ai quali lentamente ci si sta adeguando. Sulla ripresa, magari, sarò smentito tra qualche settimana, ma in relazione ai primi giorni di fiera noi siamo molto contenti”. In fiera, la pittura continua a dominare l’offerta, ma c’è sempre più mescolanza tra astrazione e figurazione, anzi la prima quasi domina la seconda, dopo tanti anni caratterizzati dalla tendenza opposta.
Lo sguardo al Medioriente
Nonostante le vendite milionarie che fanno notizia, l’adeguamento al ribasso nei valori dell’arte c’è e il collezionismo si concentra su una fascia di prezzo più bassa. Dal punto di vista della geografia del mercato, “ci tengo a sottolineare che l’Europa rimane un mercato molto florido, nonostante i problemi socio-politici” così De Bellis. “Negli Stati Uniti c’è una flessione, così come in Cina, ma restano due mercati leader, responsabili per gran parte delle vendite. Noi siamo molto concentrati sullo sviluppo di nuovi mercati: la nostra idea riguarda tutta la regione del Medioriente, Nord Africa e Asia meridionale, che sono una grande fetta di mondo e che il mondo dell’arte non ha mai frequentato così tanto, benché ci sia tantissima arte da mostrare e tanto collezionismo da poter sviluppare”.
Rispetto ad una quindicina di anni fa, il Medioriente oggi ha un sistema dell’arte più maturo, come testimonia Mohammed Hafiz, cofondatore della galleria saudita Athr, che fa parte della commissione selezionatrice della nuova Art Basel Qatar, la cui prima edizione si terrà a febbraio. “L’inizio è stato segnato dagli investimenti governativi, ma il mercato non si può sostenere solo su quello e oggi ci sono collezionisti privati, mecenati, istituzioni locali, che costituiscono un ecosistema dell’arte e della cultura. I musei che sono nati a Doha, negli Emirati e in Arabia Saudita non sono in competizione tra di loro, ma rappresentano un arricchimento per tutta la regione”. In fiera, Athr presentava uno stand di sole donne, così come ha fatto anche a Frieze, con Sarah Abu Abdallah, Haifa Algwaiz e Lulua Alyahya, tutte nate negli anni 90, le cui opere sono state vendute già durante l’Avant Première a prezzi tra 2.500 e 15 mila euro.
Le artiste
Prevalenza femminile che caratterizza tanti stand della fiera, soprattutto, la sezione “Premises”, dedicata alle proposte con un accento spiccatamente curatoriale. La maggior parte di esse si concentra su artiste storiche da studiare, come la coreana Lee ShinJa, pioniera dell’arte tessile (vendite tra 70 mila e 200 mila dollari da Tina Kim Gallery); la pittrice impressionista Marie Bracquemond (sette opere vendute tra 39 mila e 52 mila euro da Pauline Pavec); Lucia Moholy, fotografa del Bauhaus (da Kadel Willborn, prezzi tra 2.700 e 60 mila euro); ma anche Dadamaino, con una serie di “Volumi” bianchi e neri, presentati da Frittelli di Firenze (dal 2 ottobre con una galleria anche a Milano condivisa con Michela Rizzo di Venezia). Un’iniziativa significativa per l’artista italiana, dopo le indagini proprio su questo gruppo di lavori, che hanno danneggiato il mercato e fatto scendere i prezzi, nonostante si siano poi concluse con l’assoluzione degli indagati. “I collezionisti che hanno visto la presentazione si sono sentiti rassicurati” ha commentato Carlo Frittelli. I prezzi vanno da 45 mila a 90 mila euro. “Valori volutamente contenuti per un’artista storica, che ha saputo affermarsi in una scena dominata dagli uomini, per ridare slancio e valorizzarla nuovamente”.
La crisi della moda
Ma c’è un altro elemento che certamente ha influito sulla flessione del mercato dell’arte, ed è la crisi del settore del lusso e della moda, che probabilmente ha più effetti dell’andamento del mercato azionario, che tante volte si è mostrato meno correlato a quello dell’arte. Tante le iniziative legate al mondo della moda, sia dentro che fuori dalla fiera, da Louis Vuitton, che domina la balconata del Grand Palais con un gonfiabile pop di Takashi Murakami, a Guerlain con Claudine Drai, rappresentata da Galleria Maggiore G.A.M. di Bologna ed entrata da poco nella collezione del Centre Pompidou, a Miu Miu con la performance di Helen Marten a d’Iéna, che presenta una riflessione sulla vita, dall’infanzia alla vecchiaia, con 30 capitoli che affrontano altrettanti temi. E poi l’inaugurazione della nuova sede della Fondation Cartier, con il suo grande edificio proprio davanti al Louvre, con uno statement che va oltre al mondo dell’arte.
Fonte: Il Sole 24 Ore