Arte, spiagge e creatività: il nuovo volto di Dakar

L o skyline di Dakar assomiglia a una distesa di giraffe meccaniche. Sono le gru dei palazzi in costruzione, foraggiati dai nuovi investimenti che continuano a spingere l’economia del Senegal. Il cantiere diffuso si espande fin dove riesce, amplificando le contraddizioni di una città diversamente bella, eppure capace di conquistare con il suo caos calmo e la sua umanità generosa: quella che alimenta di spirito creativo le gallerie d’arte – a proposito: la 15esima edizione della Biennale de l’art africain contemporain, in programma da metà maggio, è stata appena posticipata all’autunno – e fa vibrare i club ai ritmi mbalax (il genere musicale più popolare, ricordate Youssou N’Dour?) fino al mattino.

Tra il Marché Kermel e la Grande Mosquée

Quella che salpa sulle coloratissime piroghe per far bottino di pesci e riempie di voci e intenzioni il Marché Kermel, lo storico mercato coperto dove acquistare granchi, triglie e thiof (cernia bianca) ma anche cianfrusaglie e maschere di legno. A due passi c’è la Piazza d’Indipendenza con la Camera di Commercio, cuore simbolico della capitale, e pure Trames, lo spazio culturale giusto per serate dedicate a cinema, arte e dj set internazionali. Il mare è dietro l’angolo e circonda tutta la città, che dà il suo meglio pieds dans l’eau. Poggiato come un elegante barcone su una palafitta, il ristorante Lagon 1 serve con orgoglio dal 1956 ottimo pescato a tutte i personaggi famosi di passaggio, come certificato dalle targhe celebrative. Dopo pranzo, a bordo di taxi sgangherati, si fa tappa all’IFAN, il Museum of African Arts, poi alla Grande Mosquée de Dakar con la sua Medina, prima di proseguire il giro costiero della città, traffico permettendo. Lungo la Route de la Corniche Ouest si trova Terrou-Bi, resort cinque stelle sull’oceano, con spiaggia privata e piscina oversize, e più avanti ecco il profilo del controverso Monument de la Renaissance Africaine: la statua di bronzo di 49 metri, criticata per costi e stile, è la più alta di tutta l’Africa. Con una piccola deviazione, da Tisserand, si trovano i tessuti e gli arredi tessili più raffinati di Dakar, con disegni e colori tipici dell’Africa Occidentale ma con un côté contemporaneo e cosmopolita.

A Les Almadies tappa al The Palms

Lasciato alle spalle il vecchio aeroporto cittadino Léopold Sédar, si arriva a Ngor, un quartiere turistico di spiagge e spot perfetti per imparare a surfare, semplici locali che servono il thieboudienne (il piatto tradizionale con riso, pesce, verdure e concentrato di pomodoro) accompagnato da una Kalao o una Flag (le birre nazionali), e altri più curati e frequentati da expat come Chez Fatou e La Mer à Table, con terrazze perfette per i tramonti. Con qualche minuto di barca si raggiunge l’omonima isola di Ngor, bizzarra oasi dall’inclinazione artistica, da considerare per una giornata al mare (e nulla più). Sulla punta estrema del quartiere – che è la più occidentale del continente – si trova Les Almadies, zona di ville e residence con piscina. Qui lavorano Alessandro Merlo e Souadou Niang, lui di Acqui Terme, lei di Dakar. La coppia, otto anni fa, ha aperto il boutique hotel The Palms, ambizioso progetto di ospitalità che comprende tre diversi outlet: Ella’s è il wine bar, Noliane si chiamano il caffè-bistrot più informale ma anche il ristorante gastronomico, dove Alessandro propone una convincente ed elegante cucina contemporanea di chiara e autentica ispirazione italiana (senza i cliché della ristorazione nostrana all’estero e in un Paese dove non esiste il fine dining: doppio bonus), dal Branzino, aglio nero e erbe pazze agli Gnocchi di patate dolci, cozze del Mediterraneo, burrata pugliese, caviale Oscietra e brodetto del mare. A rendere ancora più meritevole l’impresa è il programma “Life Chance – Life Change”, grazie al quale oltre 60 ragazze e ragazzi locali sono stati formati e hanno imparato una professione: partiti da lavapiatti, oggi lavorano – giustamente retribuiti – come chef, pizzaioli, responsabili di sala e addetti alla reception dell’hotel.

Sull’Isola di Gorée, continente dello spirito

L’ultima esperienza da fare a tutti i costi, prima di lasciare Dakar, ha un sapore agrodolce: a tre chilometri dal centro città si trova l’Isola di Gorée, raggiungibile in traghetto dalla Gare Maritime. È stato il primo sito africano, nel 1978, a essere inserito dall’Unesco nella lista dei Patrimoni dell’Umanità. Perché è da qui che partivano gli schiavi verso il Nuovo Mondo e la Maison des Esclaves, con la sua “porta del viaggio senza ritorno”, testimonia il suo tragico passato. Ma oggi quest’isola tropicale è un luogo riconciliato, che emana un’energia calma e positiva con le sue variopinte casette coloniali tappezzate di bouganville, le strade di sabbia senza auto, il mercato dell’artigianato e la piccola spiaggia accanto al molo. È una buona idea fermarsi per la notte e coglierne la vera essenza, quando quasi tutti i turisti sono ripartiti: si può dormire a La Principauté o alla Maison du Port, magioni dal fascino fané. Un’insegna accanto al museo spiega tutto: «Gorée non è un’isola, è un continente dello spirito».

Fonte: Il Sole 24 Ore