
Assoimmobiliare, al fabbisogno abitativo servono 170 miliardi di investimenti
Emergenza abitativa, necessità di un piano casa strutturato, revisione della fiscalità immobiliare, promozione di partenariati pubblico-privati, semplificazione normativa e amministrativa, utilizzo di fondi nazionali ed europei per sostenere progetti di housing sociale e rigenerazione urbana. Supporto del pubblico «per rompere l’attrito e far tornare i business plan» ha commentato l’onorevole Alessandro Cattaneo. «Riportare l’abitare al centro dell’agenda politica e del dibattito pubblico» ha detto l’onorevole Paola De Michelis. E poi ancora criticità operative, finanziarie e culturali, e proposte concrete per migliorare l’offerta abitativa e attrarre investimenti privati.
Questi i temi chiave dall’evento “Piano Casa Italia – Le proposte di Confindustria Assoimmobiliare”, nel corso del quale l’Associazione ha fatto il punto sulle possibili soluzioni utili a fronteggiare l’emergenza abitativa che attraversa trasversalmente tutto il territorio italiano (che Il Sole 24 Ore ha anticipato il 9 giugno). Soluzioni puntuali, ma più in generale l’appello per una riforma completa e organica, come sottolineato dagli operatori e dagli stessi parlamentari intervenuti all’evento.
Il quadro
Due i numeri orientativi: in Italia occorreranno nei prossimi anni 635mila nuove unità abitative, anche attraverso riconversione di edifici esistenti, e considerando una domanda ampia che include studentati, affordable housing, case in affitto (costruite con il modello build to rent), soluzioni attente al cambiamento demografico in atto. Domanda che Assoimmobiliare stima in 170 miliardi di investimenti.
Confindustria Assoimmobiliare ha messo nero su bianco otto proposte. E in presa diretta il ministro alle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini ha reagito chiedendo una delega in più, quella alla Casa. «La questione casa richiede lenti attente alle differenze, all’emergenza di Milano e Roma, a quella delle periferie ed dei piccoli centri dove il problema è anche quello del valore immobiliare che non può essere tarato sui 20mila euro al metro di via Montenapoleone o dove c’è l’asta al rialzo, piuttosto che sulle quotazioni di alcuni quartieri dove sono previste nuove edificazioni nella Capitale». Salvini cita Frosinone, Lamezia Terme, la provincia di Sondrio per dare un’idea della domanda frammentata e complessa, per dare forza alla proposta di un’interlocuzione istituzionale unitaria. Nel confronto, tra i tanti temi, il Ministro richiama la dialettica con le Soprintendenze, «che non di rado riguarda anche casi di edilizia residenziale pubblica. Non è una questione di deregulation, ma è urgente circostanziare gli interventi nei modi e nei tempi». E poi anticipa «il ragionamento su come eventualmente riutilizzare risorse Pnrr non allocate». Ma il nodo, nel dialogo con gli operatori del real estate rimane soprattutto la «semplificazione e il coinvolgimento di fondi privati».
«I nostri Associati hanno già realizzato negli ultimi anni 1,7 milioni di metri quadrati di edilizia residenziale sociale pari a circa 24.500 alloggi – ha dichiarato Davide Albertini Petroni, presidente di Confindustria Assoimmobiliare – ma non è sufficiente. La domanda sta crescendo esponenzialmente e per far fronte alle esigenze degli italiani è indispensabile che il governo favorisca un quadro normativo e fiscale favorevole agli investitori. Solo così il nostro mercato residenziale potrà diventare attrattivo non solo per i fondi pensioni e per le compagnie assicurative, attualmente i principali player di settore, ma anche per gli attori internazionali. Per rispondere alle necessità degli italiani, che chiedono case e alloggi a prezzi nuovamente accessibili, è essenziale definire una legislazione chiara e stabile nel tempo che renda il nostro Paese allineato agli standard europei».
Fonte: Il Sole 24 Ore