Aste moderno e contemporaneo: exploit selettivi, ma il mercato frena

Aste moderno e contemporaneo: exploit selettivi, ma il mercato frena

Le aste di arte moderna e contemporanea svoltesi nei primi giorni di luglio hanno confermato una tendenza ormai consolidata: vengono premiate le opere di alta qualità o caratterizzate da una provenienza interessante. A un primo sguardo, i risultati sembrerebbero quindi positivi. Tuttavia, un’analisi più attenta – che confronti il controvalore delle stime pre-asta, che non considera il buyer’s premium, con il totale aggiudicato, ovvero i prezzi effettivi di aggiudicazione privi di buyer’s premium, il cosiddetto hammer price, – rivela un quadro meno brillante e inferiore alle aspettative. Stime pre-asta troppo elevate per alcune opere per soddisfare le richieste dei venditori? O un’eccessiva fiducia nell’effetto traino dei top lot, nel tentativo di valorizzare anche i lotti minori? Vediamo ora nel dettaglio i risultati degli incanti esaminati, lasciando che siano i numeri a parlare e soprattutto l’hammer price.

Tra sorprese e invenduti: i risultati dell’asta Cambi

L’asta di arte moderna e contemporanea organizzata da Cambi lo scorso 1 luglio a Milano si è chiusa con un controvalore pari a 1,7 milioni di euro (comprensivo del buyer’s premium) ammontare che scende a 1,35 milioni di euro senza il buyer’s premium, un valore che si è attestato al di sotto della stima minima pre-asta pari a 1,597 milioni di euro. L’incanto offriva 150 lotti, di cui due ritirati prima della vendita e 44 rimasti senza un compratore, che hanno portato a un tasso di vendita del 70 per cento. Prendendo come riferimento il prezzo di aggiudicazione alcuni lotti hanno segnato valori decisamente superiori alle stime indicate, tra cui due delle tre opere in asta di Renato Guttuso. La crescita più significativa rispetto alla stima pre asta elevata è stata registrata dal dipinto «Natura morta con fiasco e bottiglia» del 1956, aggiudicato a 66mila euro (82,6 mila euro con il buyer’s premium). Anche «Cactus e mare (Fichi d’India)» del 1978 ha fatto registrare un risultato elevato e ha segnato un hammer price di 33 mila euro (41,3 mila con il buyer’s premium), a fronte di una stima massima pari a 18 mila euro. Altre vendite degne di nota per il livello di prezzo raggiunto sono il dipinto di Felice Casorati, «Fanciullo nello studio», un’intima scena domestica del 1958 circa, che ha chiuso a 56 mila euro (70,1 mila euro con il buyer’s premium), rispetto ad una stima massima di 35 mila euro e di René Magritte, il cui piccolo disegno a penna, «Senza titolo», partito dalla stima massima di soli 9 mila euro, ha raggiunto un hammer price di 30 mila euro (37,6 mila euro con il buyer’s premium). Prezzo in linea con la stima massima pre-asta «Volo sull’oceano» del 1929 di Gerardo Dottori, un olio su tela di grandi dimensioni, opera emblematica del futurismo aereo aggiudicato a 200 mila euro (250.100 euro con il buyer’s premium) e «Zone riflesse», 1962, di Paolo Scheggi, acrilico costruito su tre tele sovrapposte, che ha raggiunto 120 mila euro, (150,1 mila euro con il buyer’s premium). Anche per «Nero medio» opera del 1964 di Afro Basaldella, tecnica mista su tela dai forti contrasti cromatici, è stata battuta alla stima massima di 70 mila euro.
Tra gli invenduti una ceramica di Lucio Fontana, «Corrida», 1951 – 1952, (stima compresa tra 40-60mila euro), tre opere di Giacomo Balla, un dipinto di Salvo, «Senza titolo» (stima 50-80 mila euro) e una serigrafia con il simbolo del Dollaro di Andy Warhol (stima 35.000-45.000 euro). Delle tre tele di Capogrossi solo «Superficie CP/9» venduto per 12 mila euro (15.100 con buyer’s premium) è rientrato all’interno delle stime (10-15.000 euro).

Finarte: lotti celebri ma risultati non sempre soddisfacenti

L’asta dello scorso 2 luglio presentava un catalogo con 153 lotti (48 gli invenduti) si è chiusa con un controvalore di 2,2 milioni di euro (comprensivo del buyer’s premium) rispetto a una stima pre-asta compresa tra 3 e 4,3 milioni di euro. All’incanto figuravano opere provenienti dalle collezioni private di Monica Vitti e di Fausto Bertinotti e Lella Ravera. Dalla collezione Monica Vitti tre importanti opere: il dipinto di Giorgio de Chirico, «Bagni misteriosi» del 1935 che da una stima compresa tra 400 e 600 mila euro è stato aggiudicato a 380 mila euro (467.500 euro comprensivo del buyer’s premium) leggermente inferiore alla stima minima. Una seconda opera di de Chirico «Niobe» del 1921, tempera su tela, con una stima compresa tra 450 e 650 mila euro però non ha trovato un acquirente, come anche l’opera di Giacomo Balla, «Compenetrazione iridescente» – studio per «Penetrazione + spazio» del 1912, tempera su carta con stima compresa tra 65 e 80 mila euro.

Per la collezione di Fausto Bertinotti e Lella Ravera, il risultato più significativo è stato registrato dalle due serigrafie di Andy Warhol raffiguranti Mao Tse Tung, realizzate nel 1972 e donate ai coniugi Bertinotti dall’ex banchiere Mario D’Urso. Le opere, stimate inizialmente tra i 20 mila e i 30 mila euro ciascuna, sono state aggiudicate rispettivamente per 106 mila e 80 mila euro (entrambi i prezzi sono senza buyer’s premium). Tra i lotti venduti figurano due opere di Piero Dorazio, aggiudicate rispettivamente a 7 mila euro e 2.451 euro, seguono un bronzo di Mario Ceroli (2.800 euro), un vaso di Luca Maria Patella (2 mila euro), una tela del 1981 di Mario Schifano (15 mila euro) e «Camion», 1976 di Titina Maselli, battuta a 11.500 euro. Buona la performance dell’opera «La gabbia d’oro» di Giosetta Fioroni, venduta per 16.500 euro (hammer price 13 mila euro da una stima di 3-4 mila euro).
Tra le aggiudicazioni con prezzi superiori alle stime una tela di Mark Kostabi, figura di riferimento degli anni ’80 all’interno del movimento artistico dell’East Village a New York, «Gregor massage therapist», 1989 aggiudicato ad un prezzo di martello pari a 6.500 euro da una stima compresa tra 4 e 5 mila euro. Tra gli altri highlight dell’asta «Combustione» (1968) di Alberto Burri che ha raggiunto 103.500 euro (hammer price 82 mila euro, stima pre asta 20-30 mila euro), mentre è andata invenduta un’altra opera di Alberto Burri («Texas», 1945, stima 600-800 mila euro). Osvaldo Licini con «Ritmo su fondo bianco» (1953) ha totalizzato 48 mila euro (38 mila hammer price da stima pari a 20-30 mila euro).
Non poteva mancare nel catalogo l’ormai onnipresente Salvo: due le opere offerte ma solo una aggiudicata «Ora di pranzo» del 2007 (hammer price 48 mila euro appena al di sotto delle stime comprese tra 50 e 70 mila euro). Tra gli invenduti Piero Gilardi, «Melo fiorito», 1999 (stima 15-25 mila euro), «Femme à la guitare», 1899, pastello e pastelli a cera su carta (stime 30-50 mila euro) e «Kellem», 1990 di Victor Vasarely (stima 50-70 mila euro).

Fonte: Il Sole 24 Ore